Sorpresa famiglia: nell’emergenza, scoprire (e riscoprire) il pilastro della società

CORONAVIRUS: IDEE PER IL DOPO - Il racconto di Stefano Bucceroni, presidente del Forum delle Associazioni Familiari dell’Abruzzo

Stefano Bucceroni Bcc Abruzzi E Molise
10 aprile 2020
La Mia Banca | 

Bucceroni, come ha vissuto il periodo di emergenza la famiglia?

Sta facendo quello che ha sempre saputo fare: con grande difficoltà, anche questa volta sta reggendo. Certamente stiamo vivendo un’esperienza drammatica, nella quale tuttavia facciamo scoperte interessanti, nel bene e nel male. Abbiamo assistito, così, a genitori che si sono scoperti tecnici informatici per far funzionare i collegamenti dei loro figli per la scuola online o per connetterli agli amici, ma anche viceversa, figli che hanno supportato i genitori! Genitori che hanno dovuto riscoprire una vocazione formativa per stare accanto ai bambini nella scuola rivoluzionata dall’emergenza. E che dire di quei padri e quelle madri che si sono dovuti improvvisare fisioterapisti per familiari disabili, imparando semplicemente guardando un video? Ecco, tutto questo si è aggiunto al quotidiano di sempre. Il tutto reso più impegnativo da rapporti nonni-nipoti sospesi e da tantissime famiglie costrette a rimanere in case piccole, senza balconi e senza giardini, con un rapporto metri quadri/persone davvero ridotto, che non di rado ha generato insofferenza e ansia, e l’alterazione dei ritmi sonno-veglia. Insomma, una situazione variegata e per certi versi inedita, ma che paradossalmente ha permesso a tanti di vivere la famiglia al 100 per cento: i genitori hanno conosciuto di più i figli, e i figli hanno scoperto di più cosa significa la gestione di una famiglia, rendendosi utili e sperimentando una nuova, inconsueta solidarietà. Per chi crede, infine, l’occasione è stata speciale per vivere fisicamente “la famiglia come chiesa domestica”.

 

Quale futuro per la famiglia?

Intanto, va detto che è a rischio il futuro della famiglia. A fronte di previsioni economiche sconfortanti, che paventano la perdita di migliaia di posti di lavoro e cali vertiginosi di pil, assistiamo a forme di sostegno che continuano in maniera imbarazzante ad ignorare i carichi familiari. Prendiamo i famosi 600 euro agli autonomi: sono stati dati nella stessa misura a single come a padri di famiglia con più figli a carico, dando per scontato che la famiglia c’è e reggerà, ma per quanto ancora? È urgente riconoscere concretamente la famiglia come soggetto sociale fondamentale, così come è dettato nella costituzione, investendo in politiche rivolte ad essa come soggetto considerato nella sua unitarietà. Lo scenario che oggi è sotto i nostri occhi è allarmante: sono 3,7 milioni i lavoratori dei settori interessati dal lockdown a rischio povertà secondo la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, perché è venuta meno l’unica fonte di reddito familiare. Il 47 per cento di loro guadagnava meno di 1.250 euro mensili mentre il 24,2 per cento al di sotto della soglia dei 1.000 euro.

 

Tre idee concrete per rilanciare la famiglia.

Una premessa è d’obbligo. Viviamo la più grave crisi demografica della storia, che prelude sempre a crisi economica. Dopo questa vicenda sarà indispensabile chiedersi una volta per tutte: fare figli è un bene o un lusso? Se è un bene, va sostenuto e incoraggiato. Dunque, la prima proposta è l’assegno universale: laddove c’è un figlio, va sostenuto, a prescindere dalla condizione lavorativa dei genitori, con 250 euro al mese per figlio fino alla maggiore età. Misura strutturale sulla quale poter contare nel tempo, che libera le famiglie dal peso burocratico delle istanze annuali per i vari bonus minimali oggi in essere, ammesso che siano confermati. Sarà così più concretizzabile il sogno di fare famiglia che resta il desiderio del 90 per cento dei giovani italiani. Non è accettabile che la seconda causa di povertà in Italia sia mettere al mondo un figlio! Seconda proposta: modulare tasse e costo dei servizi pubblici a livello locale in base ai carichi familiari, idem per le addizionali irpef, ticket sanitario, ecc. Infine, mettiamo risorse nelle tasche delle famiglie perché possano ripartire i consumi: le imprese infatti non ripartono se manca la domanda. L’importante è che non siano linee di credito per far indebitare le famiglie, bensì liquidità immediata attraverso accreditamenti diretti.

 

Che ruolo possono avere le banche di credito cooperativo come la Bcc Sangro Teatina per il sostegno alla famiglia?

Questa che stiamo vivendo è l'occasione, in particolare per le banche di credito cooperativo, tra le poche banche locali rimaste del nostro territorio, per dimostrare, in linea con le finalità sociali e mutualistiche per le quali sono nate, una concreta, maggiore vicinanza, non solo alle imprese familiari ma anche alle famiglie messe in grande difficoltà da questa grave crisi.