Silvio e Bertrando Spaventa: liberali veri
A Bomba una meritoria Fondazione per studiare e far conoscere l’opera dei due fratelli. Il presidente Bonanni: “Innovatori ed eclettici, hanno affrontato problemi ancora attuali”
Un pensatore ed un politico d’altri tempi: eclettici, di una cultura sconfinata, capaci di “vedere” problemi e soluzioni con largo anticipo sui tempi. Due fratelli di Bomba, Bertrando e Silvio Spaventa, che tanto hanno contribuito al pensiero e all’azione politica di un Ottocento in cui l’Italia stava prendendo fisionomia unitaria.
A loro è dedicata una meritoria Fondazione il cui presidente è Raffaele Bonanni, bombese doc ed ex segretario generale della Cisl, che spiega: “Il compito di questa realtà è quello di tenere viva la memoria di due personalità realmente importanti per loro periodo, ma che tanto hanno da dire ai giorni nostri”. Quali gli insegnamenti ancora attuali? “Silvio, che fu ministro, aveva intuito che l’esigenza di mobilità personale è un fatto di libertà e quindi si batté per dare pari opportunità ad ogni territorio, in un contesto storico dove le ferrovie erano in mano ai privati e servivano esclusivamente i grandi centri, a discapito di montagne e campagne. Una posizione che costò la caduta del governo Sella, che di fatto era controllato dalle grandi compagnie ferroviarie. Ma alla fine, Silvio Spaventa ebbe la meglio, e riuscì a far realizzare tracciati ferroviari anche nelle zone interne. Fu anche un grande patriota, uno dei più importanti d’Italia, e braccio destro di Cavour. E diede un contribuito decisivo all’evoluzione della giustizia amministrativa in Italia, fino ad allora amministrata da istituzioni elette dal popolo: fu proprio il politico bombese a far passare il principio che anche in questa branca della giustizia ci vuole un giudice terzo. In breve, fu un vero liberale”.
Per quanto riguarda Bertando? “Fu un grande teorico dello Stato liberale – prosegue il presidente della Fondazione - e della funzione che lo questo doveva avere per emancipare le masse popolari. In sostanza, teorizzò il cosiddetto Stato Etico, quello che per compiersi deve formare masse consapevoli. Uno Stato hegeliano, dunque: un concetto raccolto anche da Giovanni Gentile, ma che il fascismo utilizzò andando ben oltre il senso che gli aveva dato Bertrando Spaventa”.
Quali le attività della Fondazione in questo contesto? “Nel 2017 abbiamo lavorato per gli studenti abruzzesi, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, per metterli in condizione di fare ricerca non solo sugli Spaventa, ma su tutte quelle personalità poco note al grande pubblico che pure hanno contribuito alla crescita culturale e scientifica del nostro Paese. Un esperimento riuscito, che quest’anno replicheremo dedicando un approfondimento a Federico Caffè, economista keynesiano di grande rilievo. Più in generale, puntiamo ad essere un’agenzia culturale che sappia esaltare la ricchezza di personaggi da riscoprire. Ci rivolgiamo soprattutto ai giovani, che vogliamo formare anche da un punto di vista socio-politico: siamo già collegati con un gruppo che gestisce una summer school. E altre iniziative sono in cartellone”.
Per informazioni visitare il sito www.fondazionespaventa.com.