Riforma del credito cooperativo: verso il futuro con il nostro dna

Il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, spiega come cambia il credito cooperativo

Alessandro Azzi Bcc Sangro Teatina
10 aprile 2016
La Mia Banca | 

Dopo un lungo percorso, la riforma delle banche di credito cooperativo è diventata legge. Una riforma che recepisce sostanzialmente la proposta di autoriforma elaborata dalle Bcc stesse, a partire dalla costituzione di una capogruppo, vale a dire una holding con un respiro nazionale che risponde all’esigenza di salvaguardare i caratteri propri di queste banche, rappresentati dallo spirito cooperativo, mutualistico e solidaristico, e di combinarli con i requisiti di una sana e prudente gestione del credito, nonché di una efficace tutela del risparmio. Alla proiezione delle Bcc verso un localismo correttamente inteso farà da spalla un gruppo nazionale che ne integrerà l’operare nella governance, nella capitalizzazione, nella diversificazione delle attività. Sono state mitigate, invece, alcune criticità emerse nel frattempo, a partire dalla cosiddetta "way out", vale a dire la possibilità di non aderire alla capogruppo. Per non farne parte, le banche interessate dovranno poter contare su un patrimonio netto di almeno 200 milioni di euro al 31 dicembre 2015.

 

Inoltre avranno sessanta giorni dalla conversione definitiva del decreto per decidere, da sole o con altre più piccole, di fare istanza a Bankitalia per conferire l’attività bancaria a una spa. Ottenuto il via libera scatterà il modello della coop che controlla la spa, dopo il pagamento del 20 per cento del patrimonio netto come tassa straordinaria allo Stato. È stato superato così anche lo scoglio delle riserve indivisibili: resteranno tali grazie allo scorporo dell’attività bancaria dalla coop, che dovrà comunque cambiare la sua mission sociale. Tra le novità c’è pure l’inserimento del diritto di recesso dalla holding, per chi volesse uscire in un secondo momento. Non potendo più sfruttare la way out, a quel punto resteranno due alternative: la liquidazione o la trasformazione in spa (lasciando comunque le riserve). Confermata la soglia di un miliardo per il capitale della holding, la riforma stabilisce però che al suo interno ci potranno essere sottogruppi territoriali a loro volta legati alla "casa madre" dal contratto di coesione. Proprio come avviene per le singole Bcc. Via libera, infine, anche alla costituzione di un fondo ad hoc per sostenere le Bcc in una fase di transizione non certo breve: diciotto mesi.

 

“L'autoriforma del credito cooperativo è stata sostanzialmente accolta” ha commentato il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, per il quale "si tratta di un risultato di grande valore, che segna anche l’originalità di un percorso che oggi permette di presentare all’Italia e all’Europa un provvedimento che qualifica in modo inedito l’azione riformatrice del nostro Paese”. La legge di riforma dunque rappresenta la risposta alle sollecitazioni che erano pervenute al credito cooperativo di lavorare ad un processo di integrazione funzionale al miglioramento della qualità della governance delle Bcc, di definire strumenti per il rafforzamento patrimoniale delle singole banche, di venire incontro a situazioni di fragilità effetto diretto del perdurare della crisi sull’economia reale, nonché a raccogliere le sollecitazioni della nuova normativa bancaria europea.

 

Azzi tiene anche a ribadire che la riforma attesa non ha mai avuto carattere emergenziale, di “messa in sicurezza” del sistema Bcc, che oggi ha un aggregato patrimoniale di 20,3 miliardi di euro e certifica un CET1 medio di sistema del 16,6 per cento (a fronte di circa il 12 per cento medio del resto dell'industria bancaria): “Credo che a questo proposito sia giusto ricordare – continua Azzi – che in Italia vi sono centinaia di Bcc che hanno lavorato e lavorano ogni giorno con impegno e qualità, e che non meritano di essere catalogate, come purtroppo avvenuto molte volte in un recente passato, come appartenenti ad una componente fragile dell’industria bancaria. Il Gruppo Bancario Cooperativo che si andrà a costituire, ma anche il Fondo temporaneo previsto per la gestione transitoria e agevolare processi di concentrazione saranno comunque strumenti fondamentali per rafforzare ulteriormente la cooperazione italiana di credito e intervenire senza alcun onere per i contribuenti e per le banche concorrenti. Colgo l’occasione – conclude Azzi – per esprimere la gratitudine del credito cooperativo italiano a tutte le autorità, istituzionali, politiche ed economiche con le quali in questo lungo anno di lavoro abbiamo interloquito, a volte in modo dialettico, ma sempre con l’obiettivo di definire una riforma che avesse caratteri di assoluta originalità e salvaguardasse l’essenza mutualistica delle Bcc”.