Max Ionata: l’anima jazz del sassofono

Il grande artista, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, si racconta in questa intervista: il rapporto con la musica, le origini atessane, gli incontri. E la stima per Bcc Sangro Teatina. La video intervista

Max Ionata Bcc Abruzzi E Molise
10 dicembre 2018
La Mia Banca | 

Da una banda di paese ai palcoscenici internazionali. Max Ionata, di Atessa, è oggi sassofonista apprezzato in tutto il mondo. Lo conosciamo in questa intervista che volentieri rilascia alla nostra rivista.

 

Max Ionata, come nasce la sua passione per la musica in generale e per il sassofono in particolare?

Ho iniziato a suonare il sax nella banda di Atessa, all’epoca diretta dal Maestro Antonio Finoli, al quale credo vada il merito di aver fatto appassionare molti di noi a questa meravigliosa arte che è la musica. Di fatto, la maggior parte dei musicisti atessani che poi hanno continuato a suonare con buoni risultati sono tutti passati sotto la sua “bacchetta”.

 

C’è stato qualcuno che nel suo percorso di vita ha saputo valorizzare ed indirizzare il suo talento?

Tutte le persone che ho incontrato nel corso della mia vita hanno contribuito a sviluppare la mia passione e in qualche modo hanno valorizzato il mio talento, ma in particolare mi piace ricordare con quanta passione e tenacia il mio amico fraterno Fabio Pellegrini abbia insistito affinché io continuassi con l’ascolto e la pratica del Jazz. Lui all’epoca, vivendo a Bologna, aveva facile accesso ai più forniti negozi di dischi che in quegli anni erano davvero difficili da reperire qui da noi. Mi ricordo che veniva a casa mia con delle cataste di cd di Dexter Gordon, John Coltrane e Sonny Rollins e me ne consigliava l’ascolto. Nella vita abbiamo sempre bisogno dell’aiuto di qualcuno, per un consiglio o semplicemente per un confronto: questo ci aiuta a crescere e a capire tante cose. Credo sia questo il segreto del successo nella vita e diffido sempre delle persone troppo sicure di sé.

 

Quali le tappe fondamentali della sua carriera?

Ho intrapreso la carriera da professionista nel 2000, all’epoca avevo già 28 anni, un po’ tardi se si considera che la media dei musicisti di jazz di oggi a 18 anni ha già inciso dei dischi. Questo forse mi ha dato la possibilità di fare meno errori di quelli che avrei potuto fare se fossi stato più giovane e di puntare dritto all’obiettivo. Da allora ho inciso più di novanta dischi di cui quattordici a mio nome ed ho avuto la fortuna di collaborare con alcuni tra i più grandi musicisti del mondo. Oggi suono soprattutto all’estero: Asia, Russia, Nord Europa e Stati Uniti ed ovviamente anche in Italia.

 

Ci sono concerti che ricorda in modo particolare?

Difficile dirlo perché i concerti sono tutti da ricordare per qualcosa, quindi direi che li ricordo tutti con grande entusiasmo.

 

Come definirebbe il suo stile musicale?

Il mio stile di musica è il Jazz che io amo definire come un “profumo”. È molto difficile da descrivere proprio per la sua natura estemporanea. Le racconto un piccolo aneddoto… un giornalista chiese al grande Louis Armstrong: “Cos’è il Jazz?” Lui rispose: “Amico, se lo devi chiedere, non lo saprai mai”.

 

Attualmente si esibisce da solo o in formazione?

Il più delle volte suono con gruppi composti da musicisti che incontro il pomeriggio senza averci mai suonato prima, giusto il tempo di una veloce prova di lettura della musica, per poi trovarci a suonare la sera stessa davanti ad una platea gremita, con un repertorio ogni volta diverso. Tante volte capita invece di esibirmi con i gruppi che dirigo, a partire dal duo con Dado Moroni fino al mio quartetto con il quale ho inciso diversi fortunati dischi.

 

Ionata, che cos’è per lei il sassofono?

Mi piace pensare che il sassofono sia il prolungamento della mia anima, come diceva il grande Sonny Rollins. Oggi non riuscirei a vivere senza soffiarci dentro tutti i giorni e sento che il mio rapporto con lui diventa sempre più intenso.

 

Cosa c’è nel futuro di Max Ionata? Ha un sogno nel cassetto?

Spero di avere la possibilità di continuare a fare quello che faccio fino alla fine e questo è anche il mio sogno nel cassetto.

 

La formazione musicale in Abruzzo in particolare, e in Italia in generale, è adeguata? Cosa migliorare e cosa valorizzare?

Attualmente la formazione musicale è molto cambiata rispetto ad un tempo: i conservatori italiani hanno aperto le loro porte alla musica moderna Jazz e Pop. Questo è sicuramente positivo per i tanti talenti che continuiamo a sfornare anche in Abruzzo. Un tempo queste strutture erano molto più chiuse mentalmente al punto che, all’epoca, dissero a mio padre che avrei fatto bene ad abbandonare la musica perché non avrei mai avuto un futuro. Oggi sono docente di sassofono Jazz al Conservatorio “A. Casella” de L’Aquila, ho tenuto tantissimi master sull’improvvisazione nella musica moderna e una volta proprio nel conservatorio dove mi avevano scartato. Direi che dal mio punto di vista oggi si è fatto un enorme passo in avanti e finalmente tutti quelli come me, che non rientravano nei canoni cosiddetti “classici”, ora hanno una voce.

 

Come ha conosciuto Bcc Sangro Teatina? Cosa pensa di questa realtà del territorio?

Sono nato e cresciuto ad Atessa, ho abitato per i miei primi tredici anni di vita di fronte alla cattedrale di San Leucio dove la Bcc, che all’epoca si chiamava Cassa Rurale ed Artigiana, aveva la sede. Ho sempre conosciuto questa realtà importante del nostro territorio. Più tardi sono anche diventato cliente e lo sono ancora nonostante io viva a Roma da circa quattordici anni. Credo che siamo davvero fortunati a poter contare su una realtà così solida, che dà sempre ascolto a tutti e spesso investe sul territorio soprattutto in iniziative artistico-culturali. Dal mio punto di vista questa cosa è fondamentale per le realtà come Atessa, in termini di crescita culturale e di conseguenza anche economica.

 

 

Guarda la video intervista a Max Ionata: