L'ora dell'Economia Civile: gli evidenti limiti dell’insostenibile modello Stato-Mercato
CORONAVIRUS: IDEE PER IL DOPO - L’invito di Massimiliano Monetti, presidente di Confcooperative Abruzzo

Presidente Monetti, come ha affrontato l’emergenza il mondo della cooperazione?
Sin da subito, mantenendo la posizione: continuando a fare cioè tutto ciò che ha sempre fatto, dalla gestione delle case di riposo ai servizi domiciliari e sociosanitari, passando per agricoltura e trasporti. Trattandosi di comparti vitali, possiamo dire che i cooperatori possono e devono essere considerati tra gli eroi di questa difficile vicenda globale. Noi come sistema di rappresentanza abbiamo fatto di tutto per sostenere questo mondo, ricorrendo a strumenti per facilitare l’accesso alla liquidità, concorrendo all’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale con una sorta di “acquisto solidale” effettuato a livello nazionale che ha fatto pervenire in Italia ben 8 milioni di pezzi per un valore di 6,5 milioni di euro, mettendo i lavoratori in ulteriore sicurezza ricorrendo anche ad assicurazioni ad hoc. E abbiamo, poi, raggiunto accordi con i sindacati e cercato un’interlocuzione con la Regione, chiedendo con forza che almeno tutti gli arretrati fossero saldati. Infine, abbiamo implementato una piattaforma per raccogliere informazioni e dati e monitorare al meglio questo periodo: Ne è emerso un quadro in fondo rassicurante, perché le nostre cooperative hanno dimostrato di gestire con criterio e rigore un momento di grande difficoltà per tutti. Così, la cura della terza età e della fragilità in generale, pur non essendo coperte dal sistema generale, hanno potuto contare sulla cooperazione.
Quale futuro per questo sistema?
L’emergenza coronavirus ha rappresentato uno spartiacque, tra un prima e un dopo tutto da costruire. E andrà costruito a partire da una considerazione ormai oggettiva: oggi diventa strategico un sistema integrato di territorio, che non consegni ai privati e al mercato il futuro delle comunità e, al tempo stesso, non lasci solo al pubblico questo onere e questo ruolo. La cooperazione può e deve avere un ruolo proprio perché, come ha ricordato il Presidente Mattarella, è quel pezzo di economia civile che opera in campo privato con interesse pubblico. È ciò che è emerso con l’emergenza del coronavirus ed è ciò che stiamo già sperimentando bene in Abruzzo con le cooperative di comunità, realtà di cittadini, imprese, associazioni che fanno quello che il privato non vuole fare perché lo reputa antieconomico e che l’amministrazione pubblica non riesce più a fare in quanto priva di fondi. Non a caso, negli ultimi giorni abbiamo registrato un’impennata di richieste in tal senso, anche in ambito urbano: penso a Giulianova, Roseto, Pescara, Chieti e Teramo, da dove sono arrivate proposte di fondazione di nuove cooperative di comunità in ambito urbano oltre ai tanti borghi che si stanno aggiungendo alla rete BorghiIN.
Tre proposte concrete per il futuro della cooperazione.
In primo luogo, insistere sulla costruzione di questi sistemi integrati, con una crescita delle cooperative di comunità anche e soprattutto in ambito urbano per lo sviluppo del welfare del territorio. In secondo luogo, non dimentichiamo che andiamo incontro ad un periodo in cui molti perderanno il posto di lavoro: andrà dunque impostata una politica del lavoro, come nel settore agroalimentare, che rivitalizzi patrimoni fermi, pubblici e privati, riassegnandoli a persone che vogliono impegnarsi in questo senso. In altri termini, non possiamo permetterci immobili e terreni inutilizzati e gente senza lavoro. Terza idea: un grande piano di comunicazione affinché questo mondo che vive e opera tra privato e pubblico possa raccontarsi meglio di come abbia fatto finora e impieghi strumenti innovativi come piattaforme digitali di accesso alle opportunità a sostegno delle comunità intraprendenti.
In questo contesto, che ruolo possono avere le banche di credito cooperativo come la Bcc Sangro Teatina?
L’Europa tende a “misurare” il valore delle Bcc con lo stesso metro di giudizio delle grandi banche, ignorando invece il ruolo formidabile che questi istituti hanno nell’ambito locale e comunitario. Un ruolo che vede al centro la persona, da sempre. Ebbene, questa visione è rivoluzionaria, perché l’esperienza delle Bcc ci dice che la banca la fanno le persone, non il mercato. Il mio auspicio, dunque, è che queste banche possano fare ancora di più sistema, per dare alle comunità abruzzesi un messaggio sempre più unitario: non siete sole, e potete contare su un credito che è davvero differente e che con voi vuole camminare verso la rinascita. Ancora una volta, per l’ennesima volta: dall’io al noi.