Lanciano-Ortona: il dinamismo delle persone, la fede del popolo

Con monsignor Emidio Cipollone alla scoperta di una diocesi con oltre 500 anni di vita, tra santi e santuari, tradizioni, opere sociali e azioni pastorali volte a ridare speranza ad un territorio nel produttivo dell’Abruzzo

Emidio Cipollone Bcc Abruzzi E Molise (1)
10 aprile 2020
La Mia Banca | 

Eccellenza, ci presenti la diocesi di Lanciano-Ortona.

L’arcidiocesi di Lanciano-Ortona è non troppo estesa e priva di qualunque tipo di barriere naturali: in circa quaranta minuti riesco ad arrivare in ogni comunità parrocchiale e, questa, è una vera grazia di Dio perché mi permette di poter sentire davvero l’odore delle pecore, per dirla con Papa Francesco. Essa è composta da circa 90 mila abitanti, divisi in quarantatré parrocchie e in tredici comuni, tutti nella provincia di Chieti. Di questi, i due terzi vivono nelle due città principali: circa 40 mila a Lanciano e un po’ più di 20 mila ad Ortona. Nasce, per distacco dalla diocesi di Chieti il 27 giugno 1515 sotto il pontificato di Leone X e, qualche anno dopo, nel 1563, diventa arcidiocesi. Per questo, nel 2015, abbiamo celebrato e festeggiato il 500esimo anniversario della fondazione. Una curiosità: il primo vescovo della diocesi è stato un marsicano, monsignor Angelo Maccafani, ed il vescovo del 500esimo anniversario sono stato io, ancora un marsicano! I patroni dell’arcidiocesi sono la Madonna del Ponte, titolare della basilica cattedrale di Lanciano, e San Tommaso Apostolo, di cui custodiamo, gelosamente, le reliquie nella basilica concattedrale di Ortona. Il culto e la devozione verso di essi sono veramente notevoli. Le feste più importanti sono proprio le celebrazioni in onore della Madonna del Ponte e Regina del Popolo Frentano, a Lanciano, e di San Tommaso ad Ortona, anche se, ovviamente, ogni paese ha i suoi patroni e le sue devozioni fra cui non si possono dimenticare la festa della Madonna del Rosario, con la rievocazione della battaglia fra Turchi e Cristiani, a Tollo, la celebrazione della Madonna Assunta a Castel Frentano, quella della Madonna del Popolo a Frisa, quella di Maria Santissima Madre di Dio a Santa Maria Imbaro e quella della Madonna delle Grazie ad Ari. Solo un accenno, infine, alla presenza a Lanciano del primo Miracolo Eucaristico di cui si abbia notizia nella storia della Chiesa, e l’unico con la presenza significativa di entrambe le specie: quella del pane diventato carne e quella del vino diventato sangue. Non aggiungo altro perché penso che tutti ma proprio tutti lo conoscano!

 

Quali le attività pastorali più rilevanti nella sua diocesi?

Da quando, circa dieci anni fa, sono stato mandato in questa Chiesa locale da Papa Benedetto XVI ho cercato in vari modi di favorire prima la presa di coscienza e poi la realizzazione di una Chiesa sempre più comunionale e ministeriale. Stiamo cercando di concretizzare le linee indicate in vari documenti ecclesiali e abbiamo cercato di fare nostri i verbi che ci hanno suggerito Papa Francesco (prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare) ed il Convegno di Firenze (uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare). Stiamo cercando di realizzare una “Chiesa in uscita”, che valorizza le potenzialità e i carismi di tutti cercando di farli diventare ministeri, cioè servizio rivolto a tutti, partendo dai più fragili e dai più lontani. Per questo, stiamo dando grande importanza al Consiglio pastorale diocesano e al Consiglio presbiterale. Stiamo, inoltre, cercando di favorire la costituzione e la valorizzazione dei Consigli pastorali e dei Consigli per gli affari economici parrocchiali e, anche, la costituzione di Consigli pastorali zonali per le cinque zone pastorali della diocesi. Accanto a queste, stiamo cercando di proporre l’esperienza delle unità pastorali. Stiamo cercando di formare, con corsi dal vivo e online, i laici a prendersi le proprie responsabilità e ad esercitarle. Ai laici abbiamo affidato l’Ufficio Catechistico, l’Ufficio Scuola e l’Ufficio delle Comunicazioni Sociali, un laico è vicecancelliere della Curia e, come previsto dalla Cei, una coppia collabora nell’Ufficio Famiglia della Diocesi. Proprio la Pastorale Familiare, inoltre, è quella che stiamo cercando di valorizzare quanto più è possibile perché siamo convinti, con San Giovanni Paolo II ed i suoi successori, che il futuro della Chiesa e della società passa attraverso la famiglia. Accanto ad iniziative come un campo famiglie, la partecipazione al convegno regionale, un fine settimana di spiritualità e di formazione, stiamo cercando pian piano di rinnovare anche i percorsi di preparazione al sacramento delle nozze, togliendo ad essi quella caratteristica di scuola così fastidiosa e così poco fruttuosa per i giovani di oggi, e facendoli diventare, sempre più, un’occasione per riscoprire il proprio cammino di fede, personale e comunitario. Al riguardo, organizziamo ogni 25 aprile un Pellegrinaggio Diocesano per i fidanzati a Loreto e, per loro, da un paio di anni, organizziamo, anche, una cena romantico-spirituale molto apprezzata ed efficace. Stiamo cercando di rilanciare la Pastorale Giovanile e facciamo qualcosa (troppo poco!), anche, per la Pastorale Vocazionale. Infine, stiamo cercando, infine, di valorizzare al massimo la Parola di Dio, favorendo la diffusione della lectio divina, nella quale mi impegno moltissimo anch’io personalmente.

 

Quali le iniziative di tipo sociale?

Non posso tacere quanto di bello e di buona stiamo facendo, per la testimonianza della carità, attraverso la Caritas Diocesana e l’Associazione Joseph. Stiamo costruendo “Il chiostro della Divina Provvidenza”, con spazi dedicati all’incontro e alla formazione, alla mensa e al recupero scolastico, a servizi per la salute e all’alloggio. Siamo, invece, operativi attraverso i centri di ascolto e gli osservatori di Lanciano e di Ortona, l’Emporio solidale a Lanciano e ad Ortona, la Mensa della solidarietà ad Ortona, il Laboratorio solidale e la Bottega della solidarietà a Lanciano (alla quale avete dedicato un articolo anche voi!) e, ovviamente, le parrocchie. La Caritas cura continuamente la formazione, anche spirituale, dei vari operatori e propone anche iniziative culturali – i giorni dell’otium – a tutta la cittadinanza. Un’ultimissima cosa: nella nostra Diocesi – con la collaborazione della Pastorale sociale, della Pastorale giovanile e della Caritas – è attivo anche il Progetto Policoro che cerca di tenere insieme i giovani, il Vangelo e il lavoro.

 

Da un punto di vista prettamente religioso, la gente della sua diocesi è gente di fede?

Sicuramente sì! Spesso, però, questa fede si appoggia più sulla pietà popolare e sulle tradizioni che non sulla Parola di Dio e l’incontro personale e comunitario con il Signore nei Sacramenti e nella vita ecclesiale e sociale. Ovviamente, non discuto il valore della pietà popolare e delle tradizioni, ma cerco, proprio dando grande importanza e spazio alla lectio divina, di favorire l’evangelizzazione e non la semplice sacramentalizzazione dei fedeli, di evitare che, oltre ad esserci dei credenti non praticanti, ci siano dei praticanti non credenti!

 

Dal suo punto di vista, che territorio è quello di Lanciano-Ortona per quanto riguarda l’economia, la società e la politica?

Al mio insediamento, la prima cosa che mi ha colpito è stato il continuo rimpianto da parte praticamente di ogni categoria dei tempi passati: sembrava che la crisi del 2008 fosse stata, davvero, uno spartiacque fra un prima di vacche grasse e un dopo di vacche magre, in cui si fa fatica quasi ad andare avanti. Un segno evidente di questa crisi, poi, è anche il numero rilevante di persone che si rivolgono al nostro Centro antiusura Jubileum e il continuo via vai di persone (più di ottocento in nove anni e qualche mese che sono qui!) che vengono a chiedere un aiuto per trovare o ritrovare il lavoro. Questa cosa, lo confesso, mi crea molto disagio e sofferenza perché mi riconosco nell’impossibilità pratica di aiutare queste persone e queste famiglie. In Val di Sangro, nel nostro territorio frentano, anche se non nei confini della Diocesi, c’è l’attività più importante – la Sevel – che dà lavoro, con l’indotto, ad oltre 15 mila persone. Sempre in Val di Sangro ci sono altri insediamenti industriali e artigianali che, ugualmente, offrono lavoro a molti. Molto importante è, poi, tutto il mondo legato alla vite e all’ulivo. Durante la Visita Pastorale ho avuto l’opportunità di scoprire una serie infinita di realtà, sparse su tutto il territorio, che producono cose di ogni genere, e che, anche e soprattutto in settori di nicchia, sono un’eccellenza a livello mondiale! Ci sono, inoltre, molte attività commerciali che, in questi ultimi anni, però, vivono momenti non semplici e temono, anche, la chiusura… Non possiamo dimenticare, ancora, tutto ciò che gira intorno al turismo, anche religioso, e al mare. Infine, mi sembra che non si possa trascurare il mondo della musica, del teatro e della cultura in genere. In generale, c’è un bel serbatoio di energia e di voglia di fare, espresse anche dalle innumerevoli associazioni culturali e da un volontariato quanto mai attivo. Spero che, nel futuro, anche attraverso gli stimoli che, come Chiesa, abbiamo offerto e vogliamo continuare ad offrire, ci possa essere una conversione sociale, verso un’economia di comunione, che favorisca il lavoro e la dignità delle persone e non solo le speculazioni finanziarie. Per questo, sarebbe importante anche una conversione della politica che, invece, spesso, mi sembra troppo legata a logiche di retroguardia e clientelari e troppo poco legata a prospettive di ampio respiro, al bene comune e alla visione altissima che, di essa, aveva San Paolo VI, quando la definiva “una forma eminente di carità”.

 

Quali le emergenze più importanti?

Possiamo contare sulla fortezza d’animo, sul coraggio, sull’originalità e sulla capacità creativa, su una trama di piccole e grandi industrie, sulla filiera agro-alimentare, sulle risorse del mare e sul turismo, sulla capacità di dare il meglio nelle difficoltà, sulla famiglia e su un tessuto di valori che la famiglia e le generazioni precedenti ci hanno lasciato, sulla fede e sulla cultura. Le emergenze più evidenti sono la mancanza (o la perdita) di lavoro e le difficoltà che vivono le imprese, l’impoverimento di intere classi di cittadini (a volte anche di tanti uomini dopo il divorzio!), l’abbandono dei nostri territori da parte dei giovani, le problematiche legate alla fragilità delle nuove generazioni e alla difficoltà, per loro, di pensare a mettere su famiglia, la maggiore fragilità delle famiglie stesse e l’inverno demografico.

 

Che messaggio vorrebbe mandare ad amministratori e responsabili delle istituzioni?

Ho un ottimo rapporto con tutti i sindaci e con tutti i responsabili delle varie istituzioni. A loro dico: facciamo squadra, progettiamo e realizziamo insieme, volate alto, senza perdervi in piccole beghe da cortile, riscoprite la centralità della persona e il bene comune, la salvaguardia del creato e l’ecologia integrale, cercate di sostenere, ancora di più, il lavoro e i lavoratori, le imprese più che la finanza, spazzate via la corruzione ed ogni tipo di scorciatoie, camminate – come diceva don Tonino Bello, vescovo in odore di santità – tenendo conto del passo degli ultimi…

 

Cosa può e deve fare una banca che, tra l’altro, ha come fondatore un sacerdote come don Epimenio Giannico e, pertanto, si ispira proprio ai principi della dottrina sociale cristiana?

Con una battuta della pubblicità: “La mia banca è differente!”. Penso che ciò che San Giovanni Paolo II disse nella Centesimus annus a proposito delle imprese valga anche per le banche e, soprattutto, per la vostra: “L’integrale sviluppo della persona umana nel lavoro non contraddice, ma piuttosto favorisce la maggiore produttività”. Il Pontefice enumera addirittura i valori che dovrebbero ispirare imprese e banche: “La diligenza, la laboriosità, la prudenza nell’assumere i ragionevoli rischi, l’affidabilità e la fedeltà nei rapporti interpersonali, la fortezza nell’esecuzione di decisioni difficili e dolorose, ma necessarie per il lavoro comune nell’azienda e per far fronte agli eventuali rovesci di fortuna”. Penso, perciò, che la vostra banca dovrebbe coniugare insieme e non in contrasto efficienza economica e solidarietà. Ecco, questo è il mio augurio per la vostra banca – coniugare insieme efficienza, sussidiarietà e solidarietà – e così, nel rispetto delle persone e del territorio, rispetterete, anche il testamento del Fondatore, don Epimenio Giannico.