La scuola del domani: più rapporto umano, meno didattica online, più unità di umanesimo e scienza
CORONAVIRUS: IDEE PER IL DOPO - L’analisi del professor Nando Cianci, saggista ed ex dirigente scolastico
Come ha affrontato il mondo della scuola l’emergenza?
Con una battuta, si potrebbe dire che ha reagito come al solito: con tanta retorica da parte di chi ne sta fuori e tanta inventiva di chi ci sta dentro. In generale, all’inizio la scuola ha affrontato l’emergenza con un inevitabile disorientamento, perché ha perso due coordinate fondamentali: lo spazio fisico comunitario, nel quale ogni mattina ci si ritrovava e il tempo che scandisce le tappe del cammino quotidiano, ora per ora. Poi ha cercato di organizzare la didattica online, costruendo uno spazio virtuale e sperimentando l’uso di tempi diversi. Qui sono venute alla luce i limiti e le contraddizioni che hanno caratterizzato negli anni scorsi l’approccio, superficiale e tecnicistico, all’uso delle nuove tecnologie nella scuola. Un approccio che non ha analizzato a sufficienza gli effetti che i nuovi strumenti hanno sullo sviluppo di tutte le facoltà dei ragazzi. Effetti complessi, che riguarda le sfere neurologica, cognitiva, psicologica, pedagogica, della formazione del senso civico. Non si sono, inoltre, analizzate le difficoltà dell’impatto dei nuovi strumenti con un corpo docente che si è formato in un altro universo culturale e con altri mezzi di comunicazione. Ad insufficienze e ritardi ha dovuto supplire, come spesso accade, la buona volontà e l’inventiva di molti docenti e non pochi dirigenti. Con risultati disparati, anche all’interno dello stesso istituto. C’è chi è riuscito ad interagire con gli studenti e chi se ne è uscito assegnando periodicamente compiti online. Meglio che recidere il rapporto allievo-docente, ma soluzione, la seconda, quasi del tutto priva di valore educativo.
Quale futuro per la scuola dopo l’emergenza?
La didattica a distanza, che oggi le circostanze hanno imposto a forza, deve tornare nel suo alveo di eccezionalità o, comunque, di uno dei tanti strumenti disponibili, ma non il più importante. Senza la relazione umana allievo-docente, fatta anche di compresenza fisica, di toni di voce, di sguardi negli occhi, di linguaggio del corpo e così via, non si dà educazione. Si acquisisce qualche utile conoscenza, ma ciò non esaurisce la formazione complessiva dell’uomo e del cittadino.
Detto questo, va rilevato però che, in questa fase della storia del mondo, le emergenze sono sempre dietro la porta e, dunque, occorrerà pensare ad una scuola che sia capace di svolgere a pieno la sua funzione tanto nella normalità che nella eccezionalità di situazioni come quella della pandemia.
E come si può fare ciò?
Prima di tutto investimenti straordinari per garantire la sicurezza di alunni, docenti e personale, tenendo conto che il concetto di sicurezza, dopo questa pandemia, si è esteso al di là della stabilità degli edifici. Contemporaneamente, agire su tre versanti, su ognuno dei quali occorre sviluppare un intenso programma di formazione e aggiornamento dei docenti: affrontando con serietà tutti i problemi posti dall’avvento delle nuove tecnologie, che non riguardano solo la capacità “tecnica” di utilizzarle, ma anche le conseguenze etiche del loro impatto con la formazione di personalità libere, creative e solidali, che la scuola deve assicurare. Nonché il loro rapporto con gli ambiti psicologici, pedagogici e via dicendo cui abbiamo fatto cenno prima. In secondo luogo, rafforzando lo studio del cammino plurimillenario delle culture umane e, in tale ambito, finirla con il dualismo tra umanesimo e scienza e ricostituire nella scuola la loro unità. Perché per affrontare situazioni drammatiche, per esplorare mondi nuovi, per avventurarci su terreni impervi, abbiamo bisogno non di distruggere, rottamare o abiurare il passato, ma di fermarci a riconsiderare la strada che abbiamo già percorso, riviverne le insidie e le ricchezze, prendere forza dall’aver fatto un cammino che tante volte nella storia è sembrato impossibile da affrontare, ma che poi ha proseguito e ci ha portato fino all’oggi. Infine, i giorni della pandemia ci hanno mostrato come la solidarietà tra le persone, le comunità, le nazioni e i continenti sia l’unico motore che può salvare l’umanità. E, dunque, la scuola deve lavorare molto alla costruzione di un forte senso civico e della pratica democratica della cittadinanza. Cosa che aiuta a migliorare, e di molto, le condizioni di vita anche in tempi di “normalità”.
Che ruolo possono avere realtà come la Bcc Sangro Teatina nella ripartenza della scuola, anche alla luce di collaborazioni pregresse?
Nella mia lunga esperienza di dirigente scolastico, la Bcc Sangro Teatina si è distinta sempre per tre aspetti fondamentali: sensibilità alla vita della scuola, disponibilità a collaborare, pieno rispetto per l’autonomia della scuola. Questo è dipeso certamente dalla vocazione statutaria, ma credo ancor di più dalla lealtà e dalla capacità di visione “alta” del proprio ruolo nel territorio che hanno avuto i suoi dirigenti. L’auspicio è che possa continuare a svolgere il suo ruolo conservando tale visione. Per la ripresa, la Bcc potrebbe fornire, in particolare, contributi di competenza in relazione alle esigenze nuove che la scuola avrà nel riorganizzare i propri spazi, nel rinnovare le tecnologie didattiche, nel progettare piani di adattamento a situazioni impreviste, come quella dell’attuale pandemia. Parallelamente potrebbe pensare ad un proprio ruolo, possibilmente in sinergia con la scuola, nel campo dell’educazione permanente, cioè degli spazi riservati agli adulti. Per esempio, nella promozione di corsi per genitori (attività che credo già svolga, ma che potrebbe essere supportato da un progetto più organico e assumere carattere permanente). O, anche, sostenere la nascita di università della terza età, che di fatto poi si rivolgono a tutte le età. Sarebbe interessante, infine, se riuscisse a costituire un centro studi radicato nel territorio. Di quelli che non lavorano per obiettivi immediati e contingenti, ma offrono contributi di più vasta e lunga portata. E che potrebbe stimolare intelligenze ed arricchire il territorio.