La Ramera: ad Agnone il rame si fa vera arte

Da sette generazioni la famiglia Gerbasi porta avanti una tradizione che affonda le radici nella notte dei tempi, raccontata in un originale e coinvolgente museo. E proiettata nel futuro. Il video racconto

La Ramera Bcc Abruzzi E Molise
10 aprile 2019
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“Lu callarare ada esse d’Agnone!”. Nei borghi sperduti del centro Italia questo detto è tuttora in voga, e testimonia un primato consolidato nei secoli: il rame lavorato ad Agnone, la cui qualità è diventata proverbiale. Di questo primato, La Ramera di Franco Gerbasi è oggi il grande custode, oltre che erede e garante del futuro. Sarebbe riduttivo, per tutto ciò, definire questa attività una semplice “azienda”: La Ramera è molto di più.

 

È arte, tradizione e innovazione. È arte: la bellezza degli oggetti in rame colpisce e conquista, e parla di una maestria che da ben sette generazioni – precisamente dal 1856, quando il capostipite Francesco Gerbasi raggiunse Agnone da San Buono, in provincia di Chieti – sa rendere questo materiale pieno di energia e vita un compagno fedele di tanti gesti quotidiani. È tradizione: nei locali retrostanti il negozio, Franco Gerbasi ha realizzato quattro anni fa uno straordinario Museo Storico del Rame intitolato proprio a Francesco Gerbasi, che permette di ricostruire la storia dell’arte del rame ad Agnone con video, macchinari originali, foto e immagini d’epoca, strumenti, documenti e ricostruzioni fedeli di botteghe artigiane, e l’esposizione di numerosi oggetti, a partire dalle “tine p’Agnone”: i recipienti per l’acqua con una forma e una lavorazione diventate un vero e proprio stile a sé, che li differenzia da tutti gli altri realizzati altrove, a partire dalla “conca abruzzese”. E innovazione: oggi La Ramera vende le sue meraviglie prevalentemente online, grazie ad un efficientissimo sito di ecommerce che riceve quotidianamente ordini praticamente da tutto il mondo.

 

“Che il rame sia lavorato nel nostro territorio da sempre – racconta Franco Gerbasi – è testimoniato da numerosi documenti. Gli statuti del 1456 conservati nell’archivio del comune già allora disciplinavano la lavorazione del rame prevedendo addirittura multe per chi non rispettava le regole, mentre in un documento del 1578 Agnone è accostato alle più fiorenti cittadine artigiane d’Italia come Prato, Crema, Fabriano e Barletta. Nel diciassettesimo secolo erano ben dieci le fonderie attive lungo il fiume Verrino, e centosettantuno le famiglie che avevano attività connesse alla lavorazione del rame. Per questo, il nostro lavoro non è solamente ciò che ci dà da vivere: è la narrazione continua di una tradizione. E il museo un tributo doveroso ai tanti che non ci sono più e che nei secoli hanno contribuito a legare il nome del rame ad Agnone, con grandi sacrifici e altrettanta passione”. Conclude Gerbasi: “A loro, da agnonesi, non possiamo che essere grati. Così come siamo riconoscenti a chi, come la Bcc Sangro Teatina, ancora oggi crede nel valore di attività storiche nel territorio, sostenendole e perpetuandone la tradizione”.

 

 

Guarda il video racconto di questa esperienza: