La nostra economia tra industria, agricoltura e commercio

Il direttore del Cresa, Francesco Prosperococco, presenta l'Abruzzo dal punto di vista produttivo e dell'andamento congiunturale: "Segnali incoraggianti, ma è presto per cantare vittoria"

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10 aprile 2016
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Nel 2015 l’economia abruzzese ha mostrato un leggero recupero come confermano i dati che registrano un aumento del Pil abruzzese pari allo 0,2 per cento con una previsione per il 2016 dello 0,7/0,8 per cento. Secondo l’indagine campionaria condotta dal Cresa, oltre la metà delle imprese industriali con sede in Abruzzo ha fatto registrare un aumento del fatturato. La propensione ad investire ha mostrato segnali di miglioramento come pure la produzione industriale sostenuta dal buon andamento dei settori dei mezzi di trasporto, elettromeccanico, legno e mobili mentre si osserva una stazionarietà per il settore alimentare e chimico-farmaceutico. Per quanto riguarda l’edilizia si osserva un leggero aumento della produzione, dovuto ai benefici dei contributi per la ricostruzione, ma solo per le imprese con più di cinquanta addetti. L’Ance Abruzzo conferma anche per il 2015 la flessione degli investimenti in nuova edilizia residenziale. Situazione particolare è quella riferita alla provincia dell’Aquila dove il settore edile gode dei benefici legati alla ricostruzione post sisma.

 

Per quanto riguarda i livelli produttivi si osserva un aumento tra le imprese di piccole dimensioni, a differenza dell’andamento degli anni precedenti. Tra il 2008 ed il 2015 il sistema produttivo abruzzese ha subito una profonda trasformazione:

- il numero delle imprese attive è diminuito significativamente nella manifattura (-17 per cento), in edilizia (-6 per cento) e in agricoltura (-15 per cento);

- le imprese dei trasporti e del commercio sono sostanzialmente invariate;

- le attività legate all’alloggio e alla ristorazione sono cresciute del 37 per cento;

- servizi alle imprese e alle persone sono aumentati entrambi di quasi il 20 per cento.

 

Le esportazioni, nel 2015, sono lievemente aumentate rispetto all’anno precedente grazie soprattutto alla presenza in Abruzzo di un polo dell’automotive che ha una quota di export del settore superiore alla media italiana e dei comparti dell’elettromeccanico e high-technology. I dati della rilevazione congiunturale del Cresa mostrano in particolare il ruolo della domanda estera di prodotti abruzzesi (in particolare mezzi di trasporto ed elettronica); la dinamica del fatturato estero è cresciuta nell’ultimo trimestre del 2015 del 12 per cento rispetto all’anno precedente.

 

Per quel che riguarda il mercato del lavoro in Abruzzo, gli occupati secondo l’Istat sono complessivamente aumentati ma le previsioni degli operatori - intervistati per la realizzazione della Congiuntura Economica del Cresa - per i prossimi mesi relativamente all’occupazione restano purtroppo negative.

 

In estrema analisi, per quanto riguarda il settore produttivo in Abruzzo, osservando i dati Infocamere, su 148.205 imprese registrate il 23 per cento sono del settore commercio e servizi, il 19 per cento dell’agricoltura, il 14 per cento dell’edilizia ed il 10 per cento delle manifatturiere. Vi è stata una variazione percentuale 2015/2014 pari a -0.2 per cento, così come si sono registrate nel corso del 2015, 394 iscrizioni in meno, in termini assoluti, ma anche 782 cessazioni in meno rispetto al 2014.

 

L’industria in senso stretto occupa un posto di grande rilievo nel panorama economico dell’Abruzzo, con più di 15 mila imprese attive al termine dello scorso anno, pari al 10 per cento del totale, e con 113 mila addetti nel 2015, il 24 per cento del totale, che hanno prodotto oltre 5,4 miliardi di euro di valore aggiunto, ai prezzi base, equivalenti al 20,4 per cento della produzione regionale (18,6 per cento la quota nazionale). Dalla recentissima ricerca del Cresa sul Valore aggiunto nei comuni abruzzesi, l’Abruzzo si presenta come regione che ha affrontato notevoli difficoltà, ma che mantiene comunque un ruolo preminente tra le regioni meridionali per valore aggiunto grazie soprattutto al peso che ha il settore industriale sull’economia regionale. Il maggiore contributo alla produzione del valore aggiunto è fornito dai sistemi urbani dei capoluoghi provinciali, nell’ambito dei quali Pescara fa la parte del leone accompagnata dai comuni della sua corona, dai tradizionali poli dello sviluppo industriale, da un gran numero di centri urbani costieri, dai centri di servizi di lunga tradizione e di recente riconversione dall’industria. Negli anni oggetto della ricerca (2011-2012-2013) la crisi ha investito gran parte del territorio regionale rendendo evidenti le criticità che affliggono molti dei settori economici abruzzesi, ma sono emersi anche sintomi di sviluppo, non solo sulla costa ma anche nelle aree interne che fanno ben sperare per una ripresa futura.

 

Il valore aggiunto totale prodotto in Abruzzo nel 2013 è stato di 27,5 miliardi di euro; l’agricoltura fornisce il 2,9 per cento del valore aggiunto regionale, le attività manifatturiere ne producono il 19,1 per cento e quelle edili il 6,9 per cento. La quota maggiore deriva dai servizi che producono più dei due terzi del valore aggiunto (66,9 per cento). Da evidenziare il settore del turismo che contribuisce per il 4,1 per cento alla produzione del valore aggiunto regionale, peso superiore a quello sia meridionale (3.7 per cento) sia italiano (3.6 per cento). Nel biennio 2011-2013 si è assistito ad un incremento dell’1.7 per cento del valore aggiunto turistico abruzzese, in controtendenza a quanto avvenuto nel Mezzogiorno (-2.1 per cento) e in Italia (-0.7 per cento). Per quanto riguarda il settore del credito, dai dati forniti dalla Banca d’Italia, si nota un miglioramento nelle condizioni di accesso al credito. E’ aumentata la domanda di prestiti da parte delle imprese in particolare quelle del settore manifatturiero come pure la domanda di prestiti per il finanziamento degli investimenti. Dopo una lunga fase recessiva, legata alla caduta della domanda interna, l’Abruzzo è entrato in una fase complessiva di ripresa, con qualche criticità sul fronte dell’occupazione. E’ bene sottolineare come la ripresa, che va osservata in tutta la sua fragilità, riguarda anche il mercato interno come testimonia il netto miglioramento del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese. Complessivamente, quindi, la crescita c’è ma va consolidata e rafforzata. I policy maker regionali dovranno lavorare sul Master Plan, sul Patto per lo Sviluppo e sulla programmazione UE 2014/2020. Gli istituti di credito e gli imprenditori, nel proprio ambito, dovranno sinergicamente alle istituzioni, fornire e creare gli elementi essenziali per la crescita: facilità di accesso per una maggiore concessione ed erogazione del credito; innovazione e ricerca per gli investimenti.

Francesco Prosperococco

 

 

Il Cresa è il Centro regionale di studi e ricerche economico-sociali, che rappresenta unitariamente le Camere di Commercio abruzzesi nel campo degli studi socio-economici. L’inizio della sua attività risale al 1968. Da allora, ininterrottamente, il Centro ha svolto una intensa attività diretta ad evidenziare, analizzare e approfondire aspetti, temi e problemi della realtà regionale. Questo impegno ha avuto sempre la finalità di offrire contributi di conoscenza e di proposta a soggetti pubblici e privati e di porsi, quindi, al servizio oggettivo della comunità regionale. Info su www.cresa.it.