Il giardino di don Epimenio: le nostre radici

Giulio Giannico, nipote del fondatore di Bcc Sangro Teatina, racconta il sacerdote che ha trasformato un sogno in realtà: un credito più giusto per i tanti contadini della zona

Fabrizio Di Marco Giulio Giannico Bcc Abruzzi E Molise
10 dicembre 2015
La Mia Banca | 

È tra le colline di ieri della Val di Sangro, tra sentieri segnati da greggi e covoni, tra sveglie all'alba per mungere mucche e falciare l'erba più alta, che le immagini si snodano. Un po' a fatica, un po' in bianco e nero, anche rade. Ma ci sono, e raccontano di un prete e della sua gente. Siamo agli inizi del Novecento e l'economia, da queste parti, è basata sull'agricoltura, sull'allevamento, su semine e raccolti. Si dissodano zolle, si bada alle bestie... Questo si fa e si va avanti a fatica, talvolta a stenti, magari rimuginando che sarebbe meglio andare a cercar fortuna in "mondi" stranieri. Ed è in questo paesaggio rurale, in un contesto sociale dilaniato dalla povertà, che s'incastra la storia di don Epimenio Giannico, classe 1852. "Era il secondo don Epimenio della famiglia - ricorda il nipote Giulio Giannico, 83 anni, di Atessa, agricoltore in pensione, vissuto tra pescheti e oliveti - e stava nella parrocchia di Santa Croce". Ed indica, dalla finestra di casa, il campanile della chiesa che ancora svetta nel centro storico di Atessa. Un sacerdote provenente da una famiglia di possidenti. E ciò, forse, lo avvicina ancora di più ad una realtà di miseria, frustrazioni e soprusi. "Erano in pochi a saper leggere e scrivere - riprende Giannico -. L'ignoranza e l'analfabetismo dilagavano. Ed era un guaio, perché i signorotti ne approfittavano per sottomettere i più umili, per ricattarli, per sfruttarli, per imporre loro interessi usurari quando, nelle necessità, andavano a chiedere un prestito. Magari per comprare le sementi o i mezzi per lavorare...". Buono e umile, quel prete. "Con la passione dei fiori - s'illumina il nipote - che coltivava, recideva e regalava...".

 

Don Epimenio aveva un giardino e un chiodo fisso in testa, quello di trovare il modo concreto di aiutare gli... ultimi. Di riscattare il suo territorio. "Lo faceva ogni giorno, rimettendoci anche di tasca propria...". Ma non bastava, non gli bastava. Poi quell'intuizione, geniale, innovativa... "Fu mandato a Milano, ad un congresso eucaristico. Dove incappò nelle realtà delle casse rurali. Si informò, studiò e comprese che la banca, una banca, poteva essere la svolta. A livello economico e morale". Così si mise all'opera, ma il cammino si rivelò irto di ostacoli. "Chiamò a raccolta i benestanti per coinvolgerli nell'idea, per ovvie ragioni, ma quasi tutti rifiutarono - rammenta il nipote -, perché se il progetto fosse partito, loro non avrebbero avuto più modo di approfittarsi dei contadini, per lo più mezzadri, e del loro disagio. E poi capitava che essi stessi spesso fungessero da prestasoldi: era la maniera per tenere in pugno la povera gente, per tenersi stretti i privilegi...". Don Epimenio non si arrese, tirò dritto. "Chiamò a raccolta i sacerdoti di Atessa, li convinse, ed è con loro che creò l'istituto di credito". Così il 3 maggio 1903 nacque la “Cassa rurale cattolica di depositi e prestiti San Francesco d’Assisi”, la prima in Abruzzo, quella che oggi è la Banca di Credito Cooperativo Sangro Teatina. "Subito fu ribattezzata la banca dei preti, perché il primo consiglio d'amministrazione era costituito soprattutto da parroci ... -, sorride Giannico -. Col tempo l'istituto è diventato propulsore di sviluppo economico, proprio come nelle intenzioni di mio zio. E' stata una decisa risposta alle immense difficoltà esistenti".

 

L'iniziativa ha permesso di “coordinare in forma collettiva i beni dei proprietari, ed essere così di aiuto" ai contadini, alle famiglie, operando correttamente. "All'inizio l'istituto concedeva finanziamenti, prestiti, ma fungeva anche da magazzino dove acquistare attrezzi, concimi. A condizioni vantaggiosissime. Tantissimi agricoltori sono diventati soci... Soci, non più servi... Una formula vincente: la banca è cresciuta, si è evoluta, è diventata solida - evidenzia Giannico -. E negli ultimi tempi, grazie all'impegno dell'attuale cda e della direzione generale, ha conosciuto una forte e tenace espansione". Sono passati più di cent'anni dalla fondazione dell'istituto. "Già - riflette Giulio Giannico-. Più di un secolo, ed esso è tuttora il cardine del territorio, di chi qui vive e lavora. Un sogno ha preso forza...". Perché don Epimenio aveva un giardino, ed era quello delle sue genti.

Serena Giannico