I mille ricordi di un “ragazzo fortunato”: Enrico Fidelibus
Dopo 33 anni, ha appeso le scarpre al chiodo anche il jolly della Bcc: una vita tra sportelli, uffici direzionali ed eventi. sempre con il sorriso in volto, sempre grato alla grande famiglia Bcc: “Una banca che ci mette al riparo dalle difficoltà”
Parafrasando una nota canzone, Enrico Fidelibus si sente un “ragazzo fortunato”. In trentatré anni di onorato servizio in Bcc Sangro Teatina, ha avuto tante soddisfazioni, umane e professionali. E il suo sorriso contagioso testimonia che una vita trascorsa nella grande famiglia Bcc è stata – per lui e per i tanti che lo hanno incrociato – una vera e propria benedizione. Da qualche giorno, anche lui ha “appeso le scarpe al chiodo”, e libero da impegni professionali, può dedicarsi alla sua più grande passione: viaggiare.
Enrico, quanti anni hai lavorato in Bcc Sangro Teatina?
Ben trentatré! Sono arrivato nell’allora Cassa Rurale dopo il diploma in ragioneria, un anno di università e soprattutto un’esperienza in uno studio di consulenza. Ho vinto il concorso e ho preso servizio nel 1988. A ripensarci, trentatré anni non sono né tanti né pochi. Ma di una cosa sono sicuro: sono stati intensi!
Ricordi il tuo primo giorno di lavoro in banca?
Ho preso servizio il 4 gennaio 1988 insieme a Fabrizio Di Marco e Nicoletta Falasca. Ho iniziato in archivio in sede e dopo qualche giorno sono passato allo sportello della filiale di Piazzano. Con me c’erano Rosanna Tano, Mario Berardi ed Edmondo Maiorano.
Quali ruoli e funzioni hai ricoperto in banca? E in quali filiali hai lavorato?
Poiché la banca doveva aprire uno sportello a Piazzano, sono entrato lì, dove sono rimasto più di sei anni: sono stati in assoluto gli anni più belli perché ho avuto la possibilità di “entrare” nelle case delle famiglie, avere una certa “intimità” con i clienti. Spesso a pranzo c’erano alcuni di questi che mi invitavano da loro… Di questi anni ricordo anche un episodio simpatico: una sera rimasi fino a tardi insieme ad un amico ingegnere che mi aiutò ad aggiornare il programma per la stampa e l’archiviazione delle lettere. Qualcuno dall’esterno notò che le luci erano ancora accese alle dieci di sera e avvertì i carabinieri, che subito arrivarono. Dovetti spiegare che ero lì perché amavo quel posto fino a fare tardi la sera. Sempre a Piazzano, avevamo inventato la Bacheca Crap (Cassa Rurale Agenzia di Piazzano): una bacheca, appunto, per informare i clienti e condividere informazioni sulla vita della banca. Fu molto apprezzata. Dopo questi primi cinque anni, sono passato negli uffici direzionali: li ho girati tutti. Nel frattempo, sono sempre stato disponibile a viaggiare per coprire le esigenze in altre filiali. Ricordo una volta che sono rimasto bloccato quattro giorni ad Agnone per la neve: il direttore di allora, Puglielli, mi disse “Comprati un pigiama e rimani lì”. Ero rimasto colpito dalla comunità molisana, e pensai che quasi quasi potevo prendere casa ad Agnone…. Per tornare ad Atessa, ho dovuto aspettare lo spazzaneve: ci sono volute tre ore per rientrare. Per non parlare delle realtà imprenditoriali che ho avuto modo di conoscere in questi anni: penso alle varie cantine di Giuliano Teatino, Canosa Sannita, Tollo e Casalbordino, o agli scamorzifici presenti in vari centri di Abruzzo e Molise, fino ai ristoranti alla riscoperta dei vecchi sapori, sempre di clienti Bcc. Negli ultimi cinque anni ho fatto il cassiere tra Atessa e la filiale di Villa Santa Maria. Proprio in quest’ultima esperienza, mi sono reso conto di quanto fossi fortunato: ho incontrato famiglie che facevano davvero tanta fatica ad arrivare a fine mese, per via della pandemia…
Quali sono stati i momenti più avvincenti in tutti questi anni della tua carriera?
Ricordo in particolare il Centenario della banca, nel 2003: in quella settimana ho dormito praticamente tre ore al giorno! Ho seguito tutta la parte logistica e operativa, dalla gestione dei frigoriferi in piazza fino ai taglieri. Sono sempre stato un uomo pratico, un aspetto molto apprezzato in banca: dove serve, corro. O meglio, correvo… Ricordo poi con grande piacere le gite sociali: momenti davvero molto belli per visitare nuovi posti e, soprattutto, condividere una giornata con soci e clienti.
Che significa far parte della “grande famiglia Bcc”?
Per me è stato un onore lavorare in Bcc: mi ha dato la possibilità di realizzare tutti i sogni nel cassetto. Per questo, oltre ad “onore” mi viene in mente la parola “gratitudine” perché in tutti questi anni non ho rinunciato a niente, a partire dalla mia passione per i viaggi: grazie alla disponibilità dei miei colleghi, sono riuscito a organizzarmi senza problemi, e a visitare tutti i continenti. Per questo, ringrazio di cuore la grande famiglia Bcc: è stato bello, veramente bello. Se devo fare un bilancio, sono stati senza dubbio più numerosi i momenti belli di quelli difficili. In definitiva: devo “baciare a terra”.
Chi ricordi con particolare affetto e gratitudine in questi anni?
Tutti indistintamente. Dai clienti, che poi sono quelli che ti pagano lo stipendio, a i presidenti che ho conosciuto – Nicola Simone, Pier Giorgio Di Giacomo e Vincenzo Pachioli – fino ai direttori generali da Antonio Colantonio a Fabrizio Di Marco.
Che cosa hai imparato umanamente e professionalmente in tutti questi anni in Bcc?
Ho approfondito tutta la mia vita lavorativa, imparando molto sulla gestione e sull’organizzazione del lavoro. E poi, cambiare sempre per non fossilizzarsi è stato un grande insegnamento: avere sempre nuovi stimoli è importante per fornire un servizio di qualità.
Che messaggio vuoi mandare a clienti, soci e colleghi della Bcc Sangro Teatina?
Di avere piena fiducia nella Bcc: di questi tempi è importante. Tranquillità, forza e sicurezza: siamo in un gruppo che ci mette al riparo nei momenti di difficoltà economica e sociale.