Come cambiano i social network: da dispersive piazze virtuali a salotti coinvolgenti
CORONAVIRUS: IDEE PER IL DOPO - Gli spunti di riflessione di Veronica Gentili, Facebook marketing expert
Come è stata vissuta l’emergenza covid-19 nell’ambiente dei social network?
I social network si sono dimostrati un eccezionale mezzo di comunicazione e relazione in una fase in cui i contatti umani sono stati ridotti quasi a zero. Un dato su tutti dà l’idea di cosa sia accaduto: in Italia, la presenza su Facebook nell’emergenza è aumentato del 70 per cento. In termini di formati e strumenti utilizzati, è stata un’esplosione di video, videochat e videolive per permettere a famiglie, gruppi di amici e gruppi di interesse di rimanere in contatto tra di loro. Tutto questo non solo per quanto riguarda l’ambito strettamente familiare ma anche per le aziende, che hanno usato molto le reti sociali, sempre più spesso ampliando le possibilità di contatto con clientela, fornitori e stakeholder. Infine, abbiamo assistito ad un grandissimo sforzo dei vari Facebook, Twitter e via dicendo contro le fake news, in un contesto in cui c’era un grande bisogno di informazione precisa, bloccando tantissimi articoli. In breve, se da un lato abbiamo respirato sempre più il venir meno della divisione tra virtuale e reale, dall’altro abbiamo iniziato a prendere coscienza di un grande cambiamento in atto che segnerà il futuro.
Ecco: quale futuro per i social network?
I social, da ipotetiche piazze virtuali di grandi dimensioni, stanno evolvendo in ristretti salotti privati. L’idea di utilizzare un social per parlare “a tutti” è ormai fuori dalla realtà: si utilizza una piattaforma per parlare realmente ad un gruppo ristretto di persone, che condividono interessi, affetti e passioni, dove “parlare” sottintende davvero uno scambio comunicativo, e non un semplice “like” che significa tutto e niente, come dimostrano studi e analisi approfondite. Il famoso detto “less is more”, meno è più, sarà davvero centrale: basta con il diluvio di post, commenti, condivisioni quasi automatiche, e sempre più spazio a presenze ragionate sui social. Non è un caso, del resto, se già oggi i gruppi e la messaggistica privata stanno avendo un grande successo. Tutto questo varrà ancora di più per le aziende, che potranno sfruttare al meglio la capacità di profilare i clienti, creando vere community di persone attive e realmente interessate al prodotto e alla vita aziendale.
Tre spunti concreti per il dopo emergenza.
In primo luogo, la “realtà aumentata”, vale a dire quell’arricchimento con tutta una serie di informazioni che gli occhi da soli non vedrebbero: si sta dimostrando un formidabile strumento che permette di creare nuove esperienze. Senza dubbio, sarà un formato interessante da esplorare. Secondo spunto: il social commerce. Da un po’, i social, e Facebook in particolare, stanno implementando piattaforme di commercio online: se si sarà in grado di farle interagire con le community, diventeranno molto performanti in termini di business. Infine, sfruttare al meglio proprio il ritorno alla “sfera privata” di cui parlavamo prima: chi saprà intercettare al meglio questa dinamica, utilizzerà i social in maniera adulta e realmente utile in termini di comunicazione.
Cambiamenti che riguardano anche il mondo delle banche in generale e del credito cooperativo in particolare?
Assolutamente sì. Realtà come gli istituti di credito hanno una forte necessità di impostare strumenti di customer care, e i social così come stanno evolvendo sono gli alleati ideali di questa strategia. Tutto questo vale ancora di più per realtà come le banche di credito cooperativo, già fortemente legate alle persone e al territorio: comunicare in maniera creativa e innovativa, anche e soprattutto con i social, potrebbe dimostrarsi una scelta decisiva per mantenere e rafforzare il contatto con le persone. Contatto che da sempre caratterizza proprio il mondo delle Bcc.