Una lettera d’amore perché l’amore sia vero: in odio della violenza

La scrittrice Annita Vesto riflette su un dramma “sommerso” ma che può e deve essere combattutto: scrive alla figlia, ma parla a tutti. Un libro che è un atto di accusa e di speranza

Annita Vesto Bcc Abruzzi E Molise
10 dicembre 2021
La Mia Banca | 

È da poco uscito per le Edizioni Il Viandante “Lettera D’Amore per te”, ultima opera della scrittrice Annita Vesto, dedicato al tema – drammatico – della violenza sulle donne. Ne parliamo con l’autrice in questa intervista che ci ha rilasciato.

 

Dottoressa Vesto, come nasce questo libro?

L’ho scritto durante il primo lockdown, un periodo in cui siamo stati dominati dalla paura e in cui sono stata assalita da mille pensieri e preoccupazioni. Da mamma di una figlia che da lì a pochi giorni avrebbe compiuto 18 anni ero davvero molto in ansia per il suo futuro. Scrivere, quindi, mi ha aiutata. 

 

Perché nasce questo libro?

Con questo libro intendevo mettere in guardia mia figlia sul fenomeno della violenza sulle donne. Questa lettera d'amore è dedicata a lei, la mia Nicole (Nic nel libro, perché è così che io la chiamo) che è stata la mia musa ispiratrice. Una lettera dove si sovrappongono racconti della mia infanzia, del mio vissuto, testi di canzoni e raccolte normative.

 

Per chi nasce questo libro?

È una lettera scritta in modo molto semplice che se, come ho detto prima, è nata per la mia musa, in realtà è dedicata a tutti i ragazzi e le ragazze di oggi che saranno gli uomini e le donne di domani. 

 

Perché la violenza sulle donne è tuttora un dramma “sommerso”?

La cultura della violenza ha radici legate al peso delle tradizioni. È sopravvissuta e sopravvive ancora malgrado i tanti interventi legislativi che vi sono stati e che si susseguono, alimentandosi di luoghi comuni e di vecchi modi di pensare difficili da cambiare. 

 

Gli uomini che maltrattano le donne scelgono consapevolmente di farlo oppure ci sono aspetti patologici da indagare?

Così come non esiste un profilo della donna-tipo che subisce violenza non è possibile delineare un identikit dell'uomo violento. La violenza non risparmia nessuno, può coinvolgere ogni donna e qualsiasi uomo può essere un potenziale maltrattante. Alcuni soggetti che maltrattano lo fanno nella consapevolezza di farlo a causa del loro vissuto e/o di eventuali patologie. I bambini, del resto, tendono ad emulare spesso ciò che vedono intorno a loro, a scuola, in famiglia. Nel libro ho parlato di cultura di genere, della necessità di non discriminazione sin dall'asilo nido e poi via via nella scuola di ogni ordine e grado per far riflettere sull'importanza e sulla differenza dei ruoli (uomo/donna, padre/madre, marito/moglie nella società). Una cultura di genere fondata principalmente sul rispetto e che non va a vantaggio solo delle donne ma a favore di tutta una società. Il nostro è un Paese che ha l'ascensore sociale ancora bloccato e che necessita di formazione e messa in discussione di opinioni e pregiudizi millenari. 

 

Un singolo episodio è già un campanello di allarme cui prestare attenzione?

In un rapporto di coppia possono sussistere singoli episodi più o meno violenti nei quali volano parole forti, insulti, minacce e talvolta si arriva anche alle mani. Tali atti - se di per sé non bastano per integrare il reato di maltrattamenti in famiglia - spesso derivano da un clima di tensione coniugale che, di solito, precede la separazione, e tuttavia ledono i diritti fondamentali della persona. Il singolo episodio violento, quindi, può essere un campanello d'allarme. Solitamente, infatti, in un rapporto di coppia la violenza non inizia subito ma può mostrarsi e svilupparsi attraverso singoli episodi che seppur a distanza di tempo evidenziano però l'indole e la personalità di chi maltratta. Questo dovrebbe far aprire alle donne gli occhi, chiudere il cuore e ascoltare la ragione, prima che si scateni la violenza e nei casi più gravi il femminicidio. A tal proposito si parla di spirale della violenza o ciclo della violenza.

 

La legislazione attuale è sufficiente a difendere le donne? Se sì, perché? Se no, cosa manca?

Vari sono stati gli interventi legislativi che si sono susseguiti negli anni a tutela delle donne. Nel libro ho tentato di ricostruire un excursus storico per arrivare sino ai nostri giorni con la Legge sul femminicidio e quella denominata Codice Rosso evidenziando quanto sia stato fatto per prevenire, affrontare e combattere ogni atto persecutorio e/o di violenza. Le leggi ci sono è vero e anche alquanto dure, almeno sulla carta, ma non abbastanza dissuasive a quanto pare, si continua a maltrattare, violentare fino ad arrivare ad uccidere. La legge non basta, ciò che va promosso è il principio di uguaglianza, una vera e propria cultura di genere, bisognerebbe insegnare il rispetto sin da piccoli, educare al rispetto, rispetto per sé stessi e per gli altri. 

 

Com’è la situazione qui in Abruzzo?

L' Abruzzo è da sempre definito come un’isola felice ma purtroppo così non è. Nel 2020 più di 43 donne abruzzesi ogni 100 mila si sono rivolte al numero verde 1522, istituito nel 2006 dal Dipartimento per le Pari Opportunità. Il dato sulle chiamate al numero di emergenza è il quinto più alto a livello nazionale e dall'inizio della pandemia questo numero tende sempre più ad aumentare. Donne obbligate a rimanere a casa con uomini violenti, vittime costrette ad una convivenza con i loro carnefici h24. Lo slogan è stato “io resto a casa” eppure in questo caso chi violenta, chi maltratta ha le chiavi di casa. L'Abruzzo rispecchia un fenomeno purtroppo presente e consolidato su tutto il territorio nazionale. Il legislatore abruzzese è intervenuto a sostegno e tutela delle donne con due leggi: 17 del 2016 e la 31 del 2006 che riguardano l’istituzione del “codice rosa”, la prima, e il sostegno ai centri antiviolenza, la seconda.

 

Casi di cronaca ci dicono che spesso misure come allontanamenti, divieti di avvicinamento ecc. non si rivelano sufficienti: perché? Cosa non funziona in questo sistema? Mancano i controlli?

A volte può capitare che in prima battuta il giudice per le indagini preliminari possa applicare una misura meno afflittiva con l'avvertimento che in caso di sua violazione provvederà al suo aggravamento. Non sempre la scelta di una misura al posto di un altra è di facile applicazione, sia per la delicatezza delle situazioni in causa sia per l'urgenza di provvedere. Inoltre, esiste anche la possibilità di ricorrere al braccialetto elettronico. I controlli ci sono e con l'ultima novella del codice rosso è stata anche prevista una maggiore formazione per garantire la maggiore efficacia ed efficienza.

 

Ci sono anche storie a lieto fine però.

Sì. Le storie di violenza ci dicono molto della forza delle donne. Grazie agli interventi legislativi, all'istituzione dei centri di accoglienza e delle case rifugio le donne possono tornare a vivere e ad avere una seconda possibilità. Molte si definiscono sopravvissute, ognuna di loro ha il suo tempo e le modalità di rinascita. Il segreto sta nel non mollare mai da parte degli psicologi, dei responsabili delle strutture perché una donna che ha subito violenza va sempre aiutata, quella che non lo chiede va aiutata due volte.

 

Qual è il suo legame con la Bcc Sangro Teatina?

Dal 1996 fino al 2012 ho avuto la fortuna di lavorare al Tribunale di Atessa e per tale ragione ho avuto necessità di rivolgermi alla vostra banca. Tale Istituto Bancario ha il pregio di avvalersi di dipendenti di alta professionalità, serietà, attaccamento al territorio, collaborazione concreta e fattiva con gli utenti pubblici e privati, al cui vertice vi è il direttore generale Fabrizio Di Marco, amico sincero e leale da oltre vent'anni.

 

 

Annita Vesto

Annita Vesto è una mamma siciliana di Messina. Laureata in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, nel 2005 frequenta un corso “Donne, Politica e Istituzioni” presso l’Università di Teramo e nell’anno accademico 2005/2006 consegue il diploma di perfezionamento di Operatrice per le Pari Opportunità presso l’Università “G. d’Annunzio” di Pescara. Avvocato. Nel 2008 pubblica con la Casa Editrice Tinari “Sessant’anni di opportunità”. Nel 2021 pubblica con Edizioni Il Viandante “Lettera D’Amore per te”. Partecipa al Salone Internazionale del Libro 2021 come autrice. È funzionario giudiziario del Ministero della Giustizia.