Per un futuro trasfigurato: l’impegno di molti, la fede, il bene comune, l’Europa
CORONAVIRUS: IDEE PER IL DOPO - Stimoli e riflessioni di monsignor Bruno Forte, presidente della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana
Fare previsioni sul futuro, dopo una prova così vasta e profonda, quale quella generata dal diffondersi del Coronavirus, è forse azzardato: un dato che mi sento di affermare è che dopo la clausura forzata nelle case e le immagini delle innumerevoli bare portate verso cimiteri, dove potessero trovare sepoltura, una traccia profonda non potrà non restare in tutti.
Un primo messaggio che non andrà dimenticato viene da coloro che si sono prodigati in tanti modi, con coraggio e generosità, per curare i malati, assistere anche spiritualmente le comunità, proteggere i sani, garantire i servizi essenziali alla vita civile. Il mio auspicio è che il loro esempio possa stimolare tutti a impegnarsi più e meglio per amore del prossimo. L’occasione, poi, di valorizzare le relazioni dirette, a cominciare da quelle familiari, potrà spingere molti a riscoprire l’importanza dei piccoli gesti di attenzione e di carità, come il valore del tempo dedicato a pregare di più, a riflettere di più, a donarsi maggiormente agli altri.
Un secondo stimolo, necessario per aprirci al futuro, è considerare l’enorme sostegno che in questo tempo doloroso ha dato a tanti il dono della fede: veramente Dio non è il concorrente dell’uomo, ma il suo alleato più vero e fedele. Chi crede in Gesù Cristo sa che sulla Croce il Figlio eterno si è caricato della nostra morte e dei nostri peccati per aiutarci a portare la nostra Croce. Il Dio che è Amore non abbandonerà mai chi a Lui si affida. Già l’Antico Testamento lo prefigurava in frasi come questa: “Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele” (Ger 31,3)».
Un terzo stimolo per il futuro è la riscoperta del valore del bene comune, di cui tanti sono stati i segni, a cominciare dalla risposta data alle restrizioni dalla nostra gente, largamente maggioritaria: riprova che il popolo italiano è all’altezza della sua secolare storia di civiltà e di fede, nonostante l’arroganza e la litigiosità di alcuni protagonisti della scena politica. E qui vorrei sottolineare come in un tempo di prova così dura per la nostra gente, istituti di ispirazione fortemente popolare come quello del credito cooperativo mostrano tutta la loro importanza: nati fra il popolo e al servizio del popolo, per lo più su iniziativa di pastori lungimiranti e vicini ai problemi reali delle famiglie, essi vengono incontro precisamente ai bisogni della gente e offrono un aiuto che difficilmente potrebbe essere concepito in maniera più concreta, diretta ed efficace.
Infine, a essere chiamata a una profonda revisione di vita è l’Europa: il sogno dei Padri Fondatori, De Gasperi, Adenauer, Schuman, era centrato sul valore infinito di ogni persona umana, e dunque sui principi della responsabilità e della solidarietà. La sfida che si impone oggi è quella di mettere in atto questi motivi ispiratori, al servizio della tutela della vita e della salute di tutti, a cominciare dai più deboli. La domanda che nasce è se a livello di unione Europea ci saranno protagonisti disposti a mettersi in gioco fino in fondo perché questa sfida prioritaria sia raccolta.
Quanto accennato in queste brevi note, ho cercato di riassumerlo nella scelta di portare da solo il Crocifisso il Venerdì Santo nelle vie di Chieti, sostituendo così la partecipatissima processione del Cristo morto, inevitabilmente impossibile da realizzarsi. Trasmessa per via televisiva e informatica, la processione solitaria del Pastore potrà raggiungere quelli che vorranno, per unirci nell’invocazione al Dio crocifisso affinché liberi il mondo dal flagello che ci sta colpendo e ci aiuti a preparare un nuovo inizio, da Lui guidato e benedetto.