Mazzoni: "Vi racconto Fangio, mito della Formula 1 originario di Castiglione e Tornareccio"

Il famoso telecronista della Rai descrive il grande campione che ha fatto la storia di questo sport. Il video del leggendario pilota

Fangio Bcc Abruzzi E Molise
10 aprile 2015
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Tra i suoi figli più illustri, Castiglione Messer Marino vanta uno dei più grandi piloti di tutti i tempi della Formula 1: Juan Manuel Fangio. Il cinque volte campione del mondo infatti era figlio di Loreto Fangio, emigrato in Argentina agli inizi del secolo scorso con sua moglie, Erminia D'Eramo, della vicina Tornareccio. Il pilota ha stupito il mondo "riassumendo in sé tutte quelle grandi caratteristiche che, una ad una, rivivranno in seguito in altri grandi nomi dell'automobilismo". Ne è certo uno che di Formula 1 se ne intende: il giornalista Gianfranco Mazzoni, voce storica della Rai, da anni telecronista delle gare che appassionano milioni di italiani. Anch'egli abruzzese (è di Giulianova), Mazzoni ben volentieri ci racconta l'epopea del campione originario di Castiglione Messer Marino.

 

Chi era Juan Manuel Fangio?

L'ho conosciuto agli inizi degli anni Novanta per alcune interviste che mi ha rilasciato. L'ultima volta ci siamo visti in Sardegna in occasione di una manifestazione: ricordo che lui purtroppo doveva fare la dialisi e aveva al suo fianco un'infermiera che non ci lasciava mai soli. Quando riuscimmo a rimanere da soli, in realtà fu più lui ad intervistare me perché aveva saputo che anche io ero abruzzese. Più volte mi chiese di una fontana che ricordava a Castiglione: quando sono andato in questo paese, l'ho cercata ma invano. Probabilmente, si confondeva con quella del paese di sua madre, Tornareccio, dove in effetti c'è una maestosa fontana in piazza. E mi chiedeva dell'Abruzzo, di alcuni amici che aveva frequentato... In breve: rimanemmo a parlare fino all'una di notte, mentre l'infermiera ci controllava da lontano! Nel 1991 ebbi anche modo di assistere ad un incontro tra Fangio e Schumacher, il pilota che poi andò a superare il suo primato di mondiali vinti. Ogni volta stupiva per la sua umiltà, specie quando raccontava che si definiva un fortunato, perché senza automobilismo non avrebbe conosciuto il mondo. Era grato alla vita per avergli dato tanto. Dopo la morte sono stato a Belcarce per realizzare un documentario, ed ebbi modo di visitare il Museo Fangio. Pensai a lungo a queste persone che da un piccolo paese interno come Castiglione Messer Marino andarono a Napoli e, dopo mesi di navigazione, raggiunsero Buenos Aires e, una volta giunti nella capitale, percorsero altri 300 chilometri per arrivare, chissà perché, proprio qui, in un posto sperduto... In quel documentario inserii anche un filmato straordinario, curiosissimo, in cui si vede Fangio, grande esperto del circuito di Montecarlo, che con un piatto tra le mani come volante e un bicchiere rovesciato a far da cambio, raccontava quel tracciato: lo aveva talmente impresso nella mente che, a 60 anni suonati, e quando non era più impegnato agonisticamente, ricordava perfettamente la sequenza delle curve!

 

Che ruolo ha avuto nella storia della Formula 1?

Per tanti anni ha avuto il primato dei mondiali vinti con quattro case automobilistiche diverse, dimostrando di avere un'abilità grandissima nel comprendere qual era l'auto migliore e, senza remore, poteva passare da un scuderia all'altra. Inoltre, va ricordato un dato statistico: su cinquantadue gare disputate, ne ha vinte ventiquattro, con ventinove pole position. Una media altissima, davvero imbattibile, per cui rimane nella storia della Formula 1 come il pilota più "redditizio". La sua, inoltre, era una guida pulita, essenziale, accompagnata da un fiuto unico per evitare incidenti: nel 1955, quando ci fu il grande disastro a Le Mans causato dall'uscita di pista di un'automobile che uccise ottantaquattro persone, Fangio fu in grado di evitare l'incidente semplicemente accorgendosi della mano alzata del pilota Pierre Levegh, che stava avvisando che c'era un problema. Frenò in tempo, e si salvò con grande bravura. Inoltre, Fangio era bravissimo a capire dove andavano gli investimenti in Formula 1, sfruttando a pieno quella "furbizia contadina" che aveva ereditato dai suoi avi. Per tutto questo, aveva imparato a concepirsi come un campione, con tutto quello che comporta in termini di orgoglio: storici i suoi diverbi con Enzo Ferrari, con cui non ebbe una grande sintonia. Il patron del Cavallino disse che non si fidava di lui. E, non da ultimo, in pista era un grandissimo opportunista.

 

Lei ha conosciuto tantissimi campioni: c'è qualcosa che differenzia Fangio da tutti questi?

Lui era un po' un furbone delle pubbliche relazioni. Disse di Senna che poteva diventare il nuovo Fangio, e disse lo stesso di Schumacher... Va detto che un paragone non è facile, visti i tempi completamente diversi. Sicuramente posso dire che la sua grande professionalità, che faceva rima anche con una certa "cattiveria", l'ho rivista in altri. In questo è stato un maestro, in un mondo in cui i piloti sono tutti egoisti e opportunisti. In generale, la sua guida pulita mi ricorda quella di Alain Prost, la sua cattiveria il carattere di Ayrton Senna, la cura dei dettagli è la stessa di Michael Shumacher, la visione di gara è tipica di Fernando Alonso. E la sua grande capacità era quella di riassumere in sé tutte queste qualità sparse in vari campioni.

 

Guarda il video dedicato al campione: