Le sfide della Sanità: più territorio, più investimenti, più meritocrazia

CORONAVIRUS: IDEE PER IL DOPO - Parla il dottor Ezio casale, presidente dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Chieti

Ezio Casale Bcc Abruzzi E Molise
10 aprile 2020
La Mia Banca | 

Come ha affrontato l’emergenza la sanità abruzzese?

Anche in Abruzzo, come accaduto in gran parte delle altre regioni italiane, ci si è trovati impreparati ad affrontare questa grave pandemia dovuta ad un virus nuovo, sconosciuto, altamente contagioso, non avendo a disposizione una terapia efficace. In queste condizioni l’unica strategia vincente sarebbe stata mettere in atto immediatamente misure preventive igienico profilattiche di sanità pubblica, effettuare subito i tamponi nei casi sospetti, isolare i soggetti positivi, impedire la circolazione del virus nella popolazione. Purtroppo, come era prevedibile, si sono invece verificati alcuni focolai che hanno provocato rapidamente un alto numero di contagi e di ricoveri ospedalieri nei reparti di infettivologia e nelle terapie intensive, e purtroppo un elevato numero di decessi. Interi presidi ospedalieri sono stati dedicati solo al ricovero di pazienti contagiati, trasformati in ospedali covid che in breve tempo hanno quasi raggiunto la saturazione. Le misure di confinamento adottate successivamente hanno determinato una riduzione dei contagi e dei ricoveri. Contemporaneamente la conoscenza di alcuni meccanismi fisiopatologici dell’evoluzione della malattia ha consentito di iniziare a sperimentare alcuni farmaci che si sono rivelati abbastanza efficaci, soprattutto se utilizzati nelle fasi precoci, nel ridurre le complicanze più gravi, nell’aumentare il numero delle guarigioni e, si spera nel tempo, nel ridurre i decessi.

 

Quale futuro immagina per il dopo?

Nell’immediato futuro, in virtù della ripresa di alcune attività produttive e dei maggiori spostamenti delle persone, il rischio della diffusione dei contagi potrebbe riprendere e sarebbe grave incorrere negli stessi errori commessi nella prima fase. Occorre mettere in atto quelle strategie di prevenzione per bloccare i nuovi possibili focolai, attraverso un uso più intensivo di mezzi diagnostici per identificare i possibili covid positivi, sia sintomatici ma soprattutto asintomatici, mediante utilizzo di tamponi e test sierologici da effettuare prioritariamente agli operatori sanitari ed ai soggetti che riprenderanno la loro attività lavorativa.

 

Tre idee concrete per progettare il futuro.

Per progettare il futuro in materia di sanità occorre partire da una profonda riflessione sulle politiche degli ultimi due decenni, che hanno definanziato il nostro servizio sanitario nazionale pubblico, depotenziato gli ospedali in termini di risorse umane e strumentali, ridotto drasticamente i posti letto, disinvestito nel campo della prevenzione e nella medicina del territorio. Un profondo rinnovamento dovrebbe prevedere una minore ingerenza della politica nella gestione della sanità pubblica, ripristinando, nell’assegnazione di tutti gli incarichi sia amministrativi che clinici, una scala di valori in cui prevalga il principio della meritocrazia sull’appartenenza ad un determinato schieramento politico. Le principali cose da fare si possono così riassumere: investire risorse nei servizi di igiene e sanità pubblica e nella prevenzione dei fattori di rischio, compresi i determinanti ambientali, che intervengono nell’eziopatogenesi di molte patologie croniche ed infettive, rinnovare l’attuale rete ospedaliera aumentando i presidi di emergenza-urgenza ed i posti in rianimazione, ridefinire e potenziare il ruolo della medicina generale, migliorando l’integrazione ospedale-territorio per assicurare la continuità terapeutica e la gestione delle cronicità.

 

In tale contesto, immagina un ruolo per le banche di credito cooperativo come la Bcc Sangro Teatina?

È evidente che la sfera pubblica nel nostro sistema sanitario è predominante, ed è soprattutto da questo ambito che ci si attende una svolta. Ambiti però come la medicina generale o quella specialistica privata possono invece essere di interessati a interventi creditizi. Nel primo caso, i medici di medicina generale di fatto sono dei piccoli “imprenditori”, avendo a che fare con studi, servizi di segreteria, apparecchiature, acquisti di nuova tecnologia diagnostica e di strumenti per la tele assistenza, normalmente a carico loro, proprio come accade per gli specialisti del privato, tra cui gli odontoiatri, in particolare i giovani che stanno per iniziare la loro attività professionale. Immaginare linee di credito o sostegno ad hoc sarebbe sicuramente utile per sviluppare ancora meglio quella medicina integrata sul territorio di cui c’è tanta necessità oggi. E chi meglio di banche come le Bcc, che conoscono davvero il territorio, potrebbe contribuire a questa necessaria evoluzione del sistema sanitario?