L'università al centro: un motore di sviluppo da sostenere con più convinzione

CORONAVIRUS: IDEE PER IL DOPO - Le prospettive delineate dal professor Sergio Caputi, rettore dell’università “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara

Foto Rettore Caputi 3
10 aprile 2020
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Come ha affrontato l'università l'emergenza?

La “d’Annunzio” ha agito prontamente. E non s’è fermata neppure per un’ora. Sono stati adottati subito tutti i provvedimenti per tutelare al massimo la salute di studenti, docenti, dipendenti e collaboratori dell’Ateneo. Abbiamo attivato la piattaforma per la didattica a distanza che consente di erogare le lezioni, di sostenere gli esami e le tesi di laurea. Tutto il personale, ad eccezione delle pochissime unità impegnate nei servizi essenziali, è stato messo in condizione di lavorare da casa in smart-working. Ci stiamo organizzando, anche per il futuro, per poter offrire una didattica mista, in presenza o online – sarà lo studente a scegliere - con sistemi applicativi semplificati. Inoltre, stiamo predisponendo pagamenti delle rette molto frazionate, anche se, va ricordato, l’Università “d’Annunzio” ha tra le tasse più basse d’Italia. Sono stati messi poi a disposizione di tutti alcuni servizi online dedicati a questo momento di emergenza, dall’assistenza psicologica ai supporti per mantenere in forma e in salute il proprio corpo. Né va dimenticato che abbiamo concesso in comodato alla Asl 2 di Lanciano-Vasto-Chieti 17 letti per terapia sub-intensiva e che i nostri laboratori stanno fornendo quotidianamente al servizio sanitario regionale le analisi dei tamponi per il covid-19.

 

Quale futuro all'orizzonte per l'università?

L’università per sua natura guarda al futuro, come ogni parte viva di una nazione, ed è tra gli elementi che ne preparano e guidano sia la crescita culturale sia lo sviluppo socio-economico. Questa fase storica, certamente inattesa, porterà a riflessioni complesse che daranno frutti positivi poiché sapremo valutare con la particolare attenzione che questa straordinaria esperienza suggerisce i programmi futuri e le azioni da mettere in campo, a cominciare da nuovi corsi di studio e dalle stesse modalità per la didattica e i tirocini. La “d’Annunzio” resterà sicuramente un solido riferimento scientifico e culturale oltre che una grande, insostituibile risorsa per tutto il territorio, dell’Abruzzo e di tutta l’area del medio e basso Adriatico.

 

Tre idee concrete per il domani dell'università.

La prima più che un’idea è una stringente necessità. Occorre aumentare sensibilmente i finanziamenti, pubblici ma anche da parte di privati, per l’Università e per il mondo dell’istruzione a ogni livello. Dobbiamo recuperare il gap con molte altre nazioni. Di cervelli ne abbiamo molti, i mezzi per farli lavorare qui ce ne sono sempre meno. E ce ne accorgiamo solo quando siamo in emergenza. Va potenziata la ricerca che si occupa della salvaguardia di questo nostro pianeta e, insieme ad essa, vanno collocati gli sforzi di enti locali e nazionali, di associazioni e di singole realtà interessate a generare un nuovo modello di sviluppo. E poi va ripensato su criteri davvero internazionali l’intero percorso formativo. Non dobbiamo inseguire nessuno, nessun modello specifico. Non dobbiamo neppure temere un confronto, abbiamo capacità e una grande eredità culturale che ci consentono di essere sempre protagonisti. Ma nessuno può fare da solo. Parlarsi, condividere il sapere in fondo è la natura stessa dell’università, che non a caso si chiama così.

 

A questo punto può chiarire che ruolo possono avere banche di comunità come la Bcc Sangro Teatina nella ripartenza dell'università?

Le banche di comunità sono grandi realtà che dimostrano quotidianamente un’attenzione intelligente verso il proprio territorio. Esse possono, direi devono, interagire con l’Università attraverso un approccio di sistema che preveda tavoli congiunti. Le iniziative devono però essere promosse da chi ha la responsabilità del territorio. Noi siamo pronti.