Innovare per non morire: economia in affanno, ripartire dai nostri punti di forza

CORONAVIRUS: IDEE PER IL DOPO - Gli scenari delineati dall’economista Luciano D’Amico

Luciano Damico Bcc Abruzzi E Molise
10 aprile 2020
La Mia Banca | 

Professor D’Amico, qual è la situazione economica in Abruzzo per via dell’emergenza?

L’allentamento progressivo dei vincoli che bloccano ancora parte del sistema economico regionale dovrà considerare la forte vocazione manifatturiera dell’economia abruzzese e la rilevanza di alcuni settori, penso al turismo e all’agricoltura, che sono stati duramente colpiti dall’epidemia. La manifattura richiede uno sforzo relativamente minore nella riapertura, penso ai grandi stabilimenti del Chietino e dell’Aquilano, ma una maggiore urgenza, perché il rischio di perdere le quote di mercato, soprattutto all’estero – e il sistema produttivo regionale ha una forte vocazione all’export – appare sempre più concreto al prolungarsi del fermo produttivo. Per questo è necessario addivenire subito a protocolli di sicurezza e alla riorganizzazione dei servizi connessi quali, ad esempio, il ripensamento dei turni di lavoro e il funzionamento della logistica e dei trasporti (i pendolari devono poter viaggiare in sicurezza, le mense aziendali devono poter funzionare, è necessario offrire assistenza per accudire i figli piccoli dei lavoratori che non possono frequentare asili e scuole, ecc.). Il settore turismo sconta le difficoltà che sembrerebbero impedire un riavvio della domanda. E tuttavia quando, pur con lentezza, si tornerà a viaggiare, la competizione sarà ancora più forte, per questo è necessario resistere nell’immediato, ma approfittare di questo periodo di sospensione per ripensare i prodotti e i servizi, sapendo che l’Abruzzo ha vantaggi competitivi significativi che, se ben valorizzati, possono rafforzare le competenze distintive dell’intero comparto. Infine, l’agricoltura sconta il blocco di alcune produzioni e di chiusura di alcuni mercati di sbocco: la regolarizzazione dei lavoratori stagionali irregolari appare oggi non solo dovuta, ma anche necessaria, mentre la promozione dei prodotti vocati all’export dovrà fare uno sforzo aggiuntivo. Più in generale, per tutti i settori è necessaria una assistenza finanziaria e su questo le banche, soprattutto quelle maggiormente collegate al territorio come le Bcc, potrebbero svolgere un ruolo importante nel rendere più velocemente operativi i sostegni deliberati dal Governo. Salvaguardare il merito creditizio e rendere disponibili maggiori risorse significa accelerare le procedure. Così, se nella Fase 1 gli “eroi” sono stati i medici e gli infermieri, nella Fase 2 gli “eroi” dovranno essere i funzionari e gli impiegati delle banche e della pubblica amministrazione, perché è dalla rapidità della loro azione che dipende la possibilità di riavvio del sistema economico: nulla di nuovo, la pandemia è stata spesso descritta come una guerra e le guerre, come è noto, vengono vinte non solo dai soldati al fronte, ma anche dai “ragionieri” che ne assicurano l’armamento e il sostentamento.

 

Quale futuro all’orizzonte?

Le trasformazioni in atto iniziano a delinearsi e, ancora una volta, la variabile cruciale appare l’innovazione: nei processi, con un contenuto tecnologico crescente; nei prodotti, per rispondere a una domanda in cambiamento. Innovazione e capacità di reazione caratterizzeranno il sistema economico per i prossimi anni. Sulla prima variabile, abbiamo strumenti adeguati per vincere la sfida: penso al sistema universitario regionale, al tasso di scolarizzazione elevato, alla presenza nel territorio regionale di cluster produttivi fortemente innovativi. Sulla seconda variabile, la tradizione regionale di imprenditorialità così come si è definita negli ultimi decenni sembra far ben sperare. È necessario uno scatto di creatività, intesa quale capacità di fornire nuove risposte a nuovi bisogni. Il mondo che ci aspetta sarà sempre meno standardizzato e sempre più “colorato”: la rivoluzione digitale subirà una accelerazione e per il mondo produttivo questo significherà poter “personalizzare” sempre più beni e servizi modellandoli sulle esigenze del singolo consumatore. Algoritmi intelligenti, capaci di apprendere, renderanno possibili nuove modalità produttive e in questo contesto sarà necessario essere “creativi”, non in una prospettiva artistica, ma secondo un approccio di ricombinazione dei fattori produttivi in nuove e inedite modalità capaci di generare un più elevato valore aggiunto.

 

Tre proposte concrete per ripartire.

Prima azione: programmare un rientro dall’indebitamento a tutti i livelli, a iniziare dal debito pubblico per finire al debito delle imprese e delle famiglie: qualsiasi azione di superamento della crisi richiede una prospettiva di sostenibilità finanziaria. Dobbiamo smettere di dare credito a chi con superficialità e leggerezza – e provocando un grande danno – si occupa solo della spesa, pur in un contesto emergenziale. I debiti prima o poi vanno ripagati e una corretta pianificazione finanziaria rende più credibili le azioni di rilancio, oltre che meno oneroso il costo dell’indebitamento. Seconda azione: riprendere nelle nostre mani il nostro futuro. È doveroso, oltre che necessario, smettere di aspettare il cavaliere bianco che ci doni generosamente aiuti e risorse, perché il cavaliere bianco non arriverà mai. Ognuno di noi deve impegnarsi al massimo nel proprio ambito lavorativo, facendo affidamento sulle proprie capacità e sulla propria comunità: basta con assistenzialismi che sono sempre portatori di sciagura. Terza azione: affrontare i sacrifici necessari chiedendo che siano realizzati con equità e sapendo che sono il passaggio obbligato in qualsiasi percorso di crescita e di sviluppo, sapendo che per poter far valere i propri diritti è necessario prima aver adempiuto ai propri doveri: per banalizzare con un esempio, prima bisogna pagare le tasse e poi pretendere un sistema sanitario che funzioni.