Confcooperative: bene comune, voce del verbo cooperare

Il presidente regionale Massimiliano Monetti: “Al lavoro per far crescere un’idea diversa di impresa, che mette al centro la persona e la comunità. Una proposta valida anche per le Bcc”

Massimiliano Monetti Confcooperative Abruzzo Bcc Abruzzi E Molise
10 aprile 2019
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“Fare con” è meglio di “fare da soli”. Mettersi insieme, superare la logica della massimizzazione del profitto aziendale e personale per creare valore non solo per sé ma per un’intera comunità: è una svolta culturale, prima che economica e sociale. Ed è una svolta quanto mai necessaria, da perseguire con coraggio e passione ogni giorno, ma che fortunatamente vede l’Abruzzo in Italia, e l’Italia nel mondo, già avanti in questo affascinante percorso. Ne è pienamente convinto Massimiliano Monetti, dal 2016 presidente di Confcooperative Abruzzo, il sodalizio delle cooperative che anche nella nostra regione è il il più rappresentativo del settore. Nell’accogliente sede regionale di Pescara, il presidente dialoga a lungo con noi: la sua passione e la sua intraprendenza, del resto, sono al servizio di un mondo che ha molto da dire all’intero contesto economico, produttivo e sociale abruzzese.

 

Presidente Monetti, che cos’è la cooperazione? Quale valore aggiunto dà ad un sistema economico?

Cooperazione è un’impresa, dunque un soggetto economico, fortemente radicata sul territorio, dove una pluralità di soggetti sono imprenditori alla pari, ma nessuno di essi è il proprietario dell’impresa stessa, perché in questo sistema una testa vale un voto. Il tutto all’insegna del fattore mutualistico, che prevede uno scambio tra i soci. Da un punto di vista economico, i necessari margini non sono di nessuno ma sono di proprietà della cooperativa, chiamata a distribuire lavoro, non utili. Grazie all’impresa cooperativa, così, se ho una bella idea, la condivido e creo un valore comune. In questo contesto, quindi, la condivisione di idee e azioni comuni è un vero e proprio valore culturale, e per questo diciamo non ci troviamo di fronte ad un’impresa di serie B, come vorrebbero molti, ma di serie A, anzi serie A1!

 

E che cos’è Confcooperative?

È un sistema di rappresentanza della forma di impresa cooperativa, alternativa alla forma di impresa speculativa. Una rappresentanza importante: la nostra associazione infatti mette insieme il 51 per cento di questo mondo. Non solo, ma la nostra forma mentis improntata al “fare con” nel tempo ci ha spinti ad un’ulteriore sinergia: l’Alleanza delle Coooperative che, affiancandoci alla Lega delle Cooperative e a Agci, permette al mondo della cooperazione di parlare con una sola voce nei vari contesti istituzionali.

 

Di cosa si occupa l’associazione?

Costruiamo dinamiche e progetti di impresa per le nostre realtà associate. In altre parole, facciamo quello che i singoli soggetti da soli non farebbero, in quanto tesi a spingere la propria macchina fino a dove potrebbero solo con le loro forze. Noi invece siamo convinti che ciò che permette un salto di qualità è il fare sistema. Reale e concreto.

 

Facciamo un esempio.

Prendiamo il mondo del vino in Abruzzo, dove le cooperative sono un tassello fondamentale, rappresentando l’82 per cento di tutto il comparto. Promuoviamo processi tesi a mettere insieme queste cooperative al fine di rilanciarle, sfociati nel tempo in VinCo, che sta per vino cooperativo: su trentaquattro cooperative, quindici hanno aderito, scommettendo su una sinergia che nel tempo porterà, ad esempio, ad un impianto di spumantizzazione sul territorio. Stesso discorso vale per il comparto sociosanitario, dove abbiamo favorito l’implementazione di un piano sanitario di matrice cooperativa alternativo al pubblico. Mettere a sistema: questo è il nostro obiettivo. E lo perseguiamo in forza del nostro essere trasversali.

 

Quando nasce Confcooperative Abruzzo? Da chi è stata fondata?

Il congresso fondativo porta la data del 20 dicembre 1981, e si tenne a Montesilvano, dove affluirono rappresentanti di ben 155 cooperative. Il primo presidente è stato Rocco Caramanico, ma va ricordata anche la figura di Gianfilippo Carboni, storico animatore del movimento cooperativo abruzzese.

 

Quali i numeri di Confcooperative Abruzzo?

Rappresentiamo 278 cooperative, espressione di 17.623 soci, realtà che danno lavoro a 4.115 persone, di cui la metà sono soci. Il fatturato di questo sistema è pari a 412.322.667 milioni di euro. Ma sono numeri sottodimensionati, in quanto non tengono conto del grande apporto delle banche di credito cooperativo.

 

A livello nazionale, Confcooperative compie cento anni: quali i temi al centro dell’importante ricorrenza?

“Protagonisti, al servizio del Paese” è il tema delle celebrazioni, e sarà l’occasione per ribadire ancora una volta che la cooperazione è una leva importante per lo sviluppo del paese in quanto scuola di democrazia. Noi siamo un atto democratico, e vogliamo continuare a dare il nostro contributo all’Italia di oggi e di domani.

 

Ci sono delle caratteristiche peculiari della cooperazione in Abruzzo? L’Abruzzo ha dato al movimento cooperativo nazionale un suo contributo specifico?

Senza dubbio, le “cooperative di comunità” sono il nostro fiore all’occhiello. Si tratta di un progetto che proprio in Abruzzo è diventato un modello studiato e riproposto a livello nazionale. Con queste cooperative, abbiamo proposto agli abitanti di borghi in via di spopolamento di diventare protagonisti di percorsi di impresa e, dunque, di un nuovo futuro: riunendosi in cooperative, potranno erogare servizi, ma anche condurre attività commerciali e turistiche, indispensabili per tenere in vita borghi altrimenti destinati a morire. Turismo, servizi e valorizzazione del patrimonio sono proprio le tre azioni al centro di questo progetto. Si tratta di una scommessa impegnativa, perché abbiamo scelto di dare un contributo laddove un mercato, inteso come luogo di scambi vantaggiosi, non c’è. Ma è una scelta giusta e affascinante, pensata anche per riequilibrare l’interno rispetto alla costa: è lì che vogliamo fare la differenza, perché se muore interno, muore l’Abruzzo intero. Una scommessa finora già vinta: le nostre undici cooperative di comunità sono diventate un modello, imitato a livello nazionale con un progetto per le periferie portato avanti da Confcooperative. L’Abruzzo inoltre sta contribuendo ad una legislazione nazionale. Al tempo stesso, siamo al lavoro per rivedere le norme regionali per far sì che possa diventare protagonista di queste cooperative una pluralità di soggetti fatta di associazioni, imprese, i non residenti e via dicendo.

 

Nell’ambito del movimento cooperativo, quale ruolo hanno le Bcc? E che tipo di supporto offre Confcooperative al mondo della cooperazione di credito?

Anche le Bcc sono la ricchezza di un territorio. Di più: sono le ultime vere banche del territorio e, per questo, devono sentirsi la responsabilità di un protagonismo importante per lo sviluppo e la crescita economica e sociale. Come Confcooperative diciamo alle Bcc che è il momento di scendere in campo e giocare la partita all’attacco. Spero di incontrare al più presto tutti questi istituti per coinvolgerli ancora più fattivamente nel grande lavoro che stiamo portando avanti ad ogni livello, e ancora di più in quello delle cooperative di comunità. Sono sicuro che il nostro orizzonte, quello di una cooperazione come modello alternativo all’imprenditorialità individualistica, possa essere l’orizzonte anche di istituti che credono nel valore del “fare con”.

 

Cosa c’è nel futuro di Confcooperative Abruzzo?

Sogno una cooperazione che possa diventare un player decisivo nei processi decisionali. E per questo stiamo lavorando per colmare un gap che è soprattutto culturale perché qui in Abruzzo la cooperazione non è ancora nel dna del tessuto sociale e produttivo. Dunque, voglio lasciare una Confcooperative protagonista di questo processo di costruzione culturale. Un processo dove le Bcc possano essere sempre più coprotagoniste convinte, al servizio del bene comune.