Carrese: per l'onore di portare San Leo

Da secoli, la corsa dei carri che si svolge a San Martino in Pensilis il 30 aprile è un appuntamento di competizione e di religiosità, oggi riconosciuta Patrimonio Immateriale Italiano

Carrese Bcc Abruzzi E Molise
10 aprile 2016
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Nove chilometri di competizione con un solo scopo: avere l'onore di portare in processione la statua di San Leo il 2 maggio. Da secoli, è questo il significato della Carrese, la corsa dei carri che si ripete ogni anno il 30 aprile a San Martino in Pensilis con la partecipazione di squadre "agguerrite", negli anni consolidate in tre, denominate dei Giovani, Giovanotti e Giovanissimi. Un rituale antichissimo, che ancora oggi richiama in paese migliaia di visitatori anche da fuori regione.

 

Il professor Giuseppe Carriero, presidente della Fondazione San Leo che promuove e tutela il valore dell'evento, ne racconta la storia e il significato: "La Carrese o, meglio, corsa dei carri di San Martino, nasce intorno al dodicesimo secolo quando, secondo la tradizione, vennero rinvenuti i resti del monaco benedettino Leo, poi divenuto santo, nei pressi del monastero di San Felice, a nove chilometri dal centro di San Martino in Pensilis. Dopo questo rinvenimento, la popolazione locale iniziò a recarsi in processione nel luogo dove era stato sepolto. Al ritorno, i carri, carretti e calessi trainati da buoi iniziarono a sfidarsi a chi arrivava primo in paese. Da questa gara è nata una corsa strutturata, con carri trainati da buoi e cavalli".

 

Come si svolge la Carrese? "Il giorno 30 aprile a mezzogiorno - prosegue Carriero - i carri davanti alla chiesa vengono benedetti dal parroco e si avviano verso la partenza. Alle 15.00 inizia la corsa che, a metà tragitto, nella zona tratturale dove sono allestite tre corsie, prevede il cambio dei buoi e dei cavalli. Il carro che per primo attraversa la porta di San Martino è il vincitore e ha l'unico privilegio di portare in processione il busto del santo il 2 maggio, e partire per primo l'anno successivo. Inizialmente - aggiunge - quando le stalle erano piene di buoi, i carri erano diversi e ogni famiglia si organizzava in proprio. Oggi, invece, la sfida è a tre, ed ha una profonda motivazione religiosa: la devozione al santo, e l'onore di poter trasportare in processione il suo busto" ed è questa la differenza sostanziale con le altre Carresi che si svolgono nei dintorni: a Portocannone (lunedì di Pentecoste), Ururi il 3 maggio (festa del Santo Legno della Croce) e Chieuti, in provincia di Foggia, il 23 aprile (festa di San Giorgio).

 

Anche se riconosciuta come patrimonio culturale immateriale ed inserita nell'apposita lista dell’Istituto per la demoetnoantropologia del Ministero Beni Culturali, la Carrese di San Martino negli ultimi anni è stata al centro di polemiche sollevate dagli animalisti ma, grazie ad un'intelligente iniziativa che ha portato ad un disciplinare che salvaguardia il benessere degli animali coinvolti, ora è più che mai proiettata nel futuro con le radici nel passato perché, come conclude Carriero, "la corsa vive nell'animo delle persone che ne riconoscono i valori identitari storici, antropologici e soprattutto religiosi. Una tradizione che si esprime con un senso di appartenenza e di radicamento della collettività nel territorio, mediante la fede nella potenza protettiva di San Leo".