Alessandro Azzi: "La persona è il centro di ogni nostra azione"

L'intervento del presidente nazionale di Federcasse al convegno per i 110 anni di Bcc Sangro Teatina

Alessandro Azzi Bcc Sangro Teatina
10 settembre 2013
La Mia Banca | 

L’aspetto rilevante che caratterizza il nostro modo di fare banca è il primato della persona che si traduce in un’azione quotidiana al servizio del bene comune. E questo ci premia. Oggi grandi gruppi bancari non ci sono più, mentre le Banche di Credito Cooperativo hanno raddoppiato la loro presenza e le loro attività. Nel contesto attuale di crisi ci muoviamo tra due esigenze connesse, da un lato sostenere l'economia reale e dall’altro presidiare i conti.

 

Proprio la recessione in atto sollecita una riflessione sui nostri fondamentali. In particolare, ci chiede di pensare che è necessario tutelare e remunerare i soci ed i clienti; che occorre presidiare ed incrementare gli impieghi, soprattutto verso la clientela che investe sul territorio e che merita fiducia. Certo, i margini sono ristretti, ma se la gestione è attenta e coerente sarà possibile continuare lungo questa strategia, in cui azione e reazione sono ben definite. L'azione, nello specifico, si traduce nel concentrare l'impegno della singola banca sul core business (raccolta-risparmio, investimento sul territorio, relazione con il cliente), fornendo servizi e facendo economie di scala attraverso le strutture di categoria.

 

In questo modo sarà possibile mantenere il vantaggio competitivo fondato sulla relazione con la persona. La reazione, invece, è quella che viene richiesta ai decisori politici. Oggi è difficile essere una piccola banca perché le scelte, conseguenti alla crisi, sono state asimmetriche. Molti provvedimenti hanno avuto impatti pesanti sulle piccole banche, come le Bcc. Si tratta di misure che rischiano di far morire il credito locale. Serve, dunque, una nuova responsabilità nel recepire le regole: noi siamo un patrimonio per l'economia nazionale, ma ci troviamo anche ad affrontare una serie di rischi provenienti da norme che vengono pensate da lontano e poi "calate" sui territori. Che sono impostate su modelli distanti dal nostro modo di fare credito.

 

Siamo convinti che il futuro del Credito Cooperativo è il futuro delle piccole imprese italiane, cui destiniamo il 20 per cento del credito. Il nostro futuro dipende dall'evoluzione dell’economia globale, dalle normative e dalla burocrazia. Quest’ultima, in particolare, rischia di soffocare le piccole imprese bancarie. Ma molto dipende anche da noi: dobbiamo essere imprenditori efficienti. Il modello in parte è cambiato: eravamo 700 banche, oggi siamo 400 che lavorano il doppio. È sempre più indispensabile una formazione identitaria, non solo specialistica e professionale. Non dobbiamo dimenticare che lavorare in una Bcc è molto diverso rispetto a lavorare in altre banche. Un'attenzione particolare va rivolta ai giovani. Che sono un patrimonio inestimabile e per questo vanno coinvolti sempre di più. Un ultimo appunto per quanto riguarda la politica. Siamo convinti della necessità di un impegno comune e condiviso per ricondurre il Paese alla crescita. Merito, trasparenza, rispetto dei tempi, semplificazione, legalità, macchina della giustizia sono alcuni aspetti che l’Italia deve rivedere e tutto questo ci riguarda, riguarda anche le Bcc. Che sono parte indivisibile dei loro territori.